La rigenerazione degli ambienti marini: prototipi di barriera corallina composti di scarti di mitili e fibre naturali

I prototipi di “reef a ostriche” fanno parte di un progetto sperimentale di ENEA, basato su principi di economia rigenerativa e circolare, che ha l’obiettivo di favorire il ripopolamento dell’ostrica nativa nel golfo della Spezia, utile per la rigenerazione di ambienti marini e per altri benefici ecosistemici quali regolazione del clima, sequestro del carbonio, supporto alla biodiversità, approvvigionamento di cibo per le altre specie e recupero dei rifiuti da acquacoltura.

L’Ostrea edulis è una specie di ostrica nativa dell’Europa, distribuita dalla superficie a qualche metro di profondità, che si aggrega lungo la costa in gruppi di individui formando delle strutture tridimensionali, i cosiddetti reefs o beds, veri e propri letti naturali, in grado di fornire habitat, rifugio e sostentamento a molte altre specie, alcune anche di valore commerciale. Per questo i reef a ostriche, agendo sulla funzionalità e produttività degli ecosistemi costieri aumentano la biodiversità e inoltre, grazie alla loro capacità filtrante, favoriscono la pulizia dell’acqua. Non ultimo, questa specie di ostrica rappresenta un’importante fonte di cibo e la sua coltivazione, come quella di altri molluschi bivalvi, è una delle attività più sostenibili del mare.

La presenza e l’importanza dell’ostrica piatta nel Golfo della Spezia è stata segnalata già alla fine del 1800, quando vennero avviati degli studi per il suo ripopolamento a fini commerciali, ma nel corso del tempo gli impatti antropici quali lo sviluppo delle attività costiere, l’ingrandimento del porto militare e commerciale e il cambiamento climatico, hanno profondamente alterato le condizioni dell’area, con gravi conseguenze su alcune specie marine, come l’Ostrea edulis che è andata progressivamente riducendosi.

I prototipi di “reef” (barriera corallina) sono composti da gusci di scarto dell’ostricultura locale, inserite in reti di canapa che vengono utilizzati per creare delle strutture da posizionare sul fondale della baia di Santa Teresa, Lerici.


L’inquinamento, l’acidificazione delle acque e l’innalzamento delle temperature globali colpiscono duramente i nostri mari. Abbiamo già parlato di alcune conseguenze, come il rischio estinzione delle tartarughe marine e lo scioglimento dei ghiacciai, ma c’è anche un altro effetto causato dal riscaldamento globale: lo sbiancamento dei coralli, il cosiddetto bleaching, che riguarda in particolare le celebri barriere coralline tropicali, come quella australiane, dei Caraibi e nell’Oceano Pacifico, ma anche i moltissimi coralli che sono diffusi nel Mar Mediterraneo. Lo sbiancamento dei coralli causa un effetto a catena che porta a un aumento della mortalità di moltissime specie di microrganismi, fondamentali per il mantenimento degli ecosistemi marini: secondo le stime più recenti, negli ultimi trent’anni quasi il 50% dei coralli è andato perduto e si teme che solo il 10% di quelli ora esistenti vivranno oltre il 2050.


Questa specifica attività sperimentale (condotta da ENEA in collaborazione con la Cooperativa di Mitilicoltori Associati nell’ambito del progetto PNRR RAISE, sulla base dei principi della rete Native Oyster Network attivo in Irlanda e Regno Unito) persegue la conoscenza, la conservazione e l’utilizzo degli ecosistemi calcificanti, la valorizzazione degli scarti dell’acquacoltura e la realizzazione di interventi di rigenerazione dell’ambiente e delle aree portuali per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
I principi di economia rigenerativa che prevedono soluzioni basate sulla natura sono fondamentali per una crescita economica sostenibile anche in ambiente marino e per il sostegno all’economia blu, e rendono i sistemi economici vitali e salutari, in linea con gli obiettivi del PNRR.

Il valore della economia blu, che include le attività basate sulle risorse del mare quali pesca, acquacoltura, minerali marini, energie rinnovabili, turismo costiero e altre attività marittime come biotecnologie, cantieristica e attività portuali, è valutato intorno ai 200 miliardi di euro con 228 mila imprese che danno lavoro a quasi 914 mila persone generando un valore aggiunto di 142,7 miliardi e trend in crescita[4].

Oltre all’ENEA e alla Cooperativa Mitilicoltori Associati, collaborano all’attività l’Autorità Portuale del Mar Ligure Orientale, l’AMA (Associazione Mediterranea Acquacoltori), la Fondazione IMC (Centro Marino Internazionale ONLUS), l’Università degli Studi di Milano Bicocca e il Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori (COMSUBIN) della Marina Militare. In particolare, il supporto e l’affiancamento dei palombari nelle attività scientifiche e tecniche in mare e nelle immersioni relative ai vari progetti di ripristino ambientale, anche finanziati dal PNRR, rientrano nell’Accordo di Collaborazione stipulato tra Marina Militare ed ENEA nel 2022.

RELOADER onlus

15 settembre 5023

Economia circolare – Blue economy

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