Lo spreco nella biodiversità

Lo spreco alimentare interessa anche il mare e gli oceani, ricchissimi di biodiversità. Le specie di pesci catalogate a oggi sono circa 200.000, insieme ai molluschi, ai cetacei, alle spugne, alghe e coralli, fino al fitoplancton e allo zooplancton, ma in realtà potrebbero essere milioni, per quanto ne sappiamo.
Ciononostante, il nostro indirizzo commerciale è focalizzato su scelte gastronomiche che prevedono i pochi soliti nomi: il tonno, il salmone, il merluzzo, l’orata, la sogliola, la spigola e altri pochi abitanti del mare. Pertanto, la pesca di questi soliti noti, l’evoluzione della cattura industriale, l’acquacoltura senza i giusti requisiti e l’inquinamento stanno mettendo a rischio la sopravvivenza d’intere specie. Secondo la FAO, il 33% delle specie ittiche d’interesse commerciale sono sovra-pescate o prossime all’esaurimento e un altro 60% è ai limiti della sostenibilità.
In questo momento, il 43% dei prodotti ittici consumati nel mondo non è pescato, ma proviene dagli allevamenti e ha raggiunto circa 74 milioni di tonnellate di produzione. Le conseguenze dell’eccessiva insostenibile corsa alla pesca si traducono in perdita di biodiversità, in decimazione del numero dei pesci e in termini di salute dell’ecosistema.
La soluzione, siamo noi, cittadini del mondo. Eh sì, lo spreco alimentare, la salute delle nostre terre e del mare, deve essere una priorità nel dovere e nel diritto, tutelato attraverso scelte sostenibili.
La vogliamo chiamare ricetta? Linea guida per essere un consumatore consapevole? Chiamiamola come vogliamo, ma agiamo perché operando con uno “spirito ambientale e sociale”, proteggiamo la salute del pianeta, la nostra e, perché no, l’economia locale.
Quando acquistiamo allora, leggiamo bene l’etichetta obbligatoria, che deve contenere la denominazione del pesce – sia scientifica sia comune – il metodo di produzione, se pescato o allevato, le attrezzature di pesca utilizzate e il luogo di cattura o produzione e, infine il costo in euro/kg.
La stagionalità, la disponibilità di pesce che varia secondo il periodo dell’anno, e la misura devono rispettare i tempi della natura consentendo la
riproduzione e la giusta crescita.
La pesca locale e artigianale.
Il pesce del Mediterraneo è fresco, non ha sopportato lunghi tragitti o sistemi di conservazione, favorendo i pescatori locali che utilizzano sistemi artigianali che non impattano ambientale sui fondali e habitat marini. La scelta del pesce meno conosciuto o di moda come la marmora, il sugarello, lo scorfano.
Vivere Sostenibile Lazio, vuole essere uno strumento d’informazioni per tutti: di là dalle importanti nozioni tecniche, vogliamo contribuire a dare qualche suggerimento.
Buona Sostenibilità

L’EDITORIALE
di Riccardo Bucci – Direttore Responsabile, Vivere Sostenibile Lazio

Grafica: Vivere Sostenibile Lazio – Dario Faggella

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