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La Regione Lazio comunica che la nuova zonizzazione del territorio regionale relativa al quinquennio 2015-2019, ai fini della valutazione della qualità dell’aria e recentemente approvata dalla Giunta Regionale, rileva che la maggioranza dei Comuni, presenta una situazione meno critica rispetto alla precedente rilevazione del 2015, con la metà dei Comuni che passano dalla classe 1, la più critica, in classe 2. Un fatto importante che pone la necessità di proseguire con le misure di risanamento, per diminuire progressivamente la concentrazione degli inquinanti in tutte le zone del Lazio. Ora si attende la conclusione della procedura di VAS sul Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria, cui farà seguito l’esame e l’approvazione da parte del Consiglio Regionale. Si tratta insomma di uno strumento fondamentale per proseguire nell’azione di prevenzione e riduzione degli effetti dannosi per la salute umana e per l’ambiente, determinati dalla dispersione degli inquinanti nell’atmosfera e per la lotta ai cambiamenti climatici.
In effetti, in queste giornate i rilevamenti quotidiani condotti dall’ARPA sui livelli di concentrazione delle principali sostanze inquinanti non riferiscono superamenti dei valori limite imposti dalle norme vigenti nell’intera regione.
Gli inquinanti e le loro sorgenti
Ossidi di azoto
I due più importanti ossidi di azoto dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico sono l’ossido di azoto NO, e il biossido di azoto NO2, la cui origine primaria nei bassi strati dell’atmosfera è costituita dai processi di combustione e, nelle aree urbane, dai gas di scarico degli autoveicoli e dal riscaldamento domestico.
L’NO2 è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall’odore forte e pungente e con un forte potere irritante. E’ un energico ossidante, molto reattivo e quindi altamente corrosivo. Il ben noto colore giallognolo delle foschie che ricoprono le città a elevato traffico è dovuto, appunto, all’NO2.
Particolato
Col termine “materiale particolato (PM)” si indica un insieme molto eterogeneo di particelle solide o liquide (aerosol) che, a causa delle ridotte dimensioni caratteristiche, restano sospese nella parte bassa della troposfera per periodi più o meno lunghi. Le particelle che lo costituiscono sono di varia dimensione e contengono diverse sostanze quali: sabbia, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee, sostanze vegetali, composti metallici, sali, elementi come il piombo e altri metalli pesanti, composti chimici inorganici (solfato di ammonio e nitrato di ammonio, ecc.) e composti chimici organici. Dato che la sua presenza in aria può avere ripercussioni negative sulla salute umana, è considerato una sostanza inquinante (indipendentemente dalla sua costituzione chimica) e, assieme al biossido di azoto e all’ozono, è una delle principali fonti di preoccupazione per lo stato di qualità dell’aria. Va rilevato che la presenza del particolato in atmosfera, soprattutto nelle aree urbane, ha ormai raggiunto livelli preoccupanti soprattutto in inverno quando sono più frequenti i periodi di limitata ventilazione atmosferica.
Il materiale particolato è presente nell’aria sia per cause naturali che per cause legate alle attività umane. Nel primo caso può essere sicuramente considerato un inquinante primario, mentre nel secondo caso può essere un inquinante sia primario (emesso direttamente dalle varie sorgenti emissive presenti sul territorio), sia secondario (formato cioè dall’interazione chimica di altre sostante, che, reagendo, producono un aerosol che poi si disperde nell’aria).
Una classificazione del particolato si basa su una drastica semplificazione descrittiva della granulometria che lo caratterizza. L’insieme di tutte le particelle presenti in aria vengono suddivise in due sole classi:
la frazione grossolana (coarse) costituita dal sottoinsieme di particelle con diametro medio compreso tra 2.5 e 30 µm (dimensione paragonabile a un capello umano). Esse si originano prevalentemente a seguito della combustione incontrollata e dai processi meccanici di erosione e disgregazione dei suoli. Pollini e spore fanno parte di questa classe dimensionale;
la frazione fine costituita dal sottoinsieme di particelle con diametro inferiore a 2.5 µm. Esse derivano prevalentemente dalle emissioni prodotte dal traffico veicolare, dalle attività industriali, dagli impianti di produzione di energia elettrica, ecc. E’ in questa classe che vanno a collocarsi le particelle generate nei processi di chimica dell’atmosfera.
Ozono
L’ozono (O3) è un gas tossico di colore azzurro chiaro dall’odore leggermente pungente, costituito da molecole instabili formate da tre atomi di ossigeno. Queste molecole si scindono facilmente, liberando ossigeno molecolare (O2) e un atomo di ossigeno estremamente reattivo. Per queste caratteristiche l’ozono è un energico ossidante, capace di reagire con materiali sia organici che inorganici.
Il suo peso molecolare è circa doppio rispetto a quello dell’aria e assorbe fortemente la radiazione solare nella regione spettrale da 200 nm a 350 nm (ultravioletto) e più debolmente la radiazione attorno a 600 nm costituendo, quindi, un formidabile schermo di protezione per le temibili radiazioni ultraviolette (UV), pericolose per le forme di vita del nostro pianeta.
Nella troposfera non vi sono emissioni significative di ozono di origine antropica e l’ozono presente è quasi totalmente di origine secondaria, il risultato, cioè, di una serie di reazioni chimiche e fotochimiche che hanno luogo in aria tra i vari inquinanti primari precursori (in particolare ossidi di azoto ed idrocarburi) emessi dalle varie sorgenti al suolo, soprattutto urbane (traffico autoveicolare, emissioni industriali, ecc.), in presenza di radiazione solare di opportuna intensità e lunghezza d’onda.
Benzene
Il benzene (C6H6) è un idrocarburo aromatico strutturato ad anello esagonale contenente 6 atomi di carbonio e 6 atomi di idrogeno. Rappresenta la sostanza aromatica a struttura molecolare più semplice e per questo lo si può definire composto-base della classe degli idrocarburi aromatici.
A temperatura ambiente il benzene si presenta come un liquido incolore che evapora velocemente nell’aria, è caratterizzato da un odore pungente e dolciastro. E’ una sostanza altamente infiammabile, ma la sua pericolosità è dovuta principalmente al fatto che è un cancerogeno riconosciuto per l’uomo. Pur essendo ampiamente dimostrata la sua pericolosità per l’uomo, per il suo ampio utilizzo, questa sostanza è praticamente insostituibile. Molte industrie lo impiegano per produrre altri composti chimici come lo stirene, il rumene (per realizzare varie resine) e il cicloesano (per produrre nylon e molte fibre sintetiche). Il benzene viene anche utilizzato per ottenere alcuni tipi di gomme, lubrificanti, coloranti, inchiostri, collanti, detergenti, solventi e pesticidi. Il benzene è, inoltre, assieme ad altri aromatici, uno dei componenti delle benzine impiegato per conferire le volute proprietà antidetonanti e per aumentare il numero di ottani in sostituzione totale del piombo.
Le sorgenti di benzene di origine antropica sono le emissioni industriali e quelle derivanti in maniera diretta o indiretta dal traffico degli autoveicoli.
Le emissioni industriali di benzene sono causate dalla combustione incompleta del carbone e del petrolio (dei quali è un costituente naturale) e dagli usi industriali vari del benzene (vapori liberati dai prodotti che contengono benzene come colle, vernici e detergenti e durante i processi di fabbricazione di plastiche e resine sintetiche).
di Redazione
8 luglio 2021
Lo stato dell’arte