
“House Swapping” ovvero, lo scambio casa, è un modo di viaggiare per ampliare i propri orizzonti, mettendo a disposizione la propria abitazione o una seconda casa ad altri viaggiatori che hanno piacere di visitare l’Italia e che, a loro volta, nel contempo mettono a disposizione la loro.
Lo scambio casa è la forma più concreta di consumo collaborativo ed è prima di tutto un modo culturale di scoprire il mondo, condividendo, cioè scambiando la propria abitazione con un’altra per trascorrere un periodo di tempo, solitamente le vacanze, in un altro posto, sentendosi “a casa”.
Insomma è un modo alternativo per impostare le proprie vacanze, all’insegna non solo del comfort a costo zero ma anche della conoscenza dall’interno di altre culture. Chi ha visto il film “L’amore non va in vacanza” (in cui le protagoniste, una californiana e l’altra inglese, si scambiano la casa per “cambiare aria” ma anche prospettive in un momento di riflessione su sé stesse e la propria vita e incontrano l’amore), sa che si tratta di un modo molto intelligente ed economico di trascorrere le proprie ferie. L’house swapping è infatti una pratica nata sessant’anni fa per la quale i proprietari delle rispettive case si scambiano l’uso dell’appartamento per periodi di durata da concordare, senza che alcuna transazione economica entri in gioco. Nato nell’alveo del modello economico del consumo collaborativo, l’house swapping permette non solo un risparmio notevole, ma è anche una tipologia di scambio che migliora la comprensione tra popolazioni e culture diverse. Il fenomeno è in forte crescita (i dati parlano di un tasso annuo del +15-20%) e con l’avvento del web degli anni 90 ha trovato la sua dimensione ideale per quanto riguarda la modalità di contatto e di scambio di informazioni.
L’house swapping non è proprio una novità. Homelink, la prima organizzazione al mondo per numero di scambi, è attivo negli Usa fin dal 1953. Ma è internet che ha dato un grande impulso a questo modo di viaggiare: Homelink, ad esempio, muove ogni anno 250 mila persone, di cui 13 mila membri attivi solo in Italia. Basta dare un’occhiata veloce a un motore di ricerca per individuare tanti altri network: Homeexchange, Intervac e Scambiocasa sono solo alcuni dei siti con i quali è possibile organizzare uno scambio di casa con altri utenti.
Sono disponibili abitazioni in tutti i continenti e i numeri sono in continua crescita: iscritti, nazioni, case, scambi effettuati. La ragione è che, vinta l’iniziale diffidenza, il meccanismo è molto semplice e simile per tutti i network. La formula classica prevede che ci iscrive pagando una quota annuale (pari a circa un centinaio di euro) e si mette online la propria abitazione, inserendo foto e descrizioni accurate. Allo stesso modo, dopo aver deciso la meta desiderata, si cerca tra le offerte disponibili e, trovato un corrispondente interessato allo scambio, ci si scrive via mail per i dettagli. In questo modo si entra nella comunità internazionale.
Tra i maggiori benefici di questa tipo di viaggio c’è sicuramente la possibilità di disporre di una sistemazione confortevole, da poter utilizzare a piacimento durante il viaggio, nonché la sensazione di sentirsi parte dell’ambiente in cui ci si innesta, e non semplici turisti di passaggio. Ma l’house swapping non è per tutti.
Alcune persone amano scambiare le proprie abitazioni, e lo fanno anche più volte all’anno, perché consente loro di vedere il mondo, senza dover pagare hotel, ristoranti e mezzi di trasporto (l’uso dell’auto di famiglia è incluso in molti scambi in USA). Gli scambi di casa sono anche un ottimo modo per integrarsi nella vita di una comunità locale, perché spesso il partner scelto per lo scambio lascia informazioni sulla zona e fa anche le presentazioni con i vicini.
Questo genere di turismo è fatto per i cosiddetti “viaggiatori lenti”, coloro che si fermeranno in una città per un tempo medio/lungo (la maggior parte degli house swaping dura tra le due e le quattro settimane). Secondo i turisti, la cosa migliore e più eccitante di un house swaping è che ti rende immediatamente parte di una nuova comunità.
Si tratta tuttavia di un modo di viaggiare che di sicuro piace poco a chi è molto attaccato alla propria intimità domestica e teme di affidare la propria casa ad altri. A questo proposito, considerato che si tratta di uno scambio diretto, l’house swapping si è rivelato sicuro e affidabile perché, mentre uno dei viaggiatori “prende possesso” di una casa, dall’altro lato c’è un’altra persona che avrà le chiavi della sua.

I vari siti che si occupano di house swapping consigliano comunque ai propri utenti non solo di fornire il maggiore numero possibili di dati riguardanti la casa da offrire, ma anche di instaurare un dialogo frequente e continuo con le persone di cui si sarà ospiti invisibili. È buona norma far conoscere ai futuri occupanti tutte le regole della casa, che possono non essere scontate per persone provenienti da altre culture o Paesi. Inoltre chi mette a disposizione la propria casa, soprattutto se si ricorre a siti professionali come quelli citati, non dovrà temere che gli ospiti danneggino o rubino qualcosa: dal sito Homelink assicurano che dal 1953 a oggi non si è mai verificato un furto. Gli unici, e sembra pochi, reclami che arrivano concernono la pulizia, che però è molto soggettiva e non è garantita nemmeno negli alberghi. Ci sono comunque dei meccanismi per dare ulteriori sicurezze: feedback e giudizi pubblicati sul sito alla fine del viaggio e cancellazione degli iscritti che abbiano superato i due reclami. Per chi volesse ci sono anche delle forme assicurative, la sottoscrizione d un regolare contratto che prevede anche una cauzione, ma in realtà è solo il meccanismo della fiducia reciproca che fa funzionare tutto bene.
Chi sceglie questo tipo di esperienza, non lo fa per caso: “È un percorso sicuramente più impegnativo dell’andare in agenzia e prenotare un hotel, ma proprio lì è il bello”, scrive chi ha già fatto questa esperienza.
di Redazione
29 agosto 2022
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