A Ladispoli il primo stabilimento ‘Plastic Free’ del Lazio

L’intervista con Stefano Rinaldi del Malibù Beach

di Marina Melissari

Il primo stabilimento balneare del Lazio che ha dichiarato guerra alla plastica. Come ci siete arrivati Stefano?
Il mio socio Daniele Regano ed io amiamo il mare e lo viviamo non solo come imprenditori, ma come sportivi per 365 giorni all’anno, in Italia e all’estero. E’ stato soprattutto nel corso delle nostre attività di surfisti che ci siamo scontrati con la plastica, in quantità che aumentavano sempre di più nel tempo. La cosa ci ha dapprima sconcertati e poi molto preoccupati quando abbiamo sentito i ripetuti allarmi degli scienziati per i cambiamenti climatici e i danni all’ambiente marino. Così abbiamo deciso di dare una svolta alla gestione dello stabilimento, cambiando completamente approccio e prospettiva. Ci siamo resi conto che non si può aspettare che tutto venga “dall’alto”, che l’iniziativa deve partire anche “dal basso” e, con il metodo giusto, può funzionare.

Questa vostra scelta non è un primo passo verso la sostenibilità. Quello l’avete già fatto due anni fa quando il Malibù ha aderito a Ladispolinonspreca, la piattaforma cittadina contro lo spreco alimentare, ed è diventato un donatore di eccedenze alimentari, coniugando alla riduzione dei rifiuti anche un’azione di solidarietà sociale. Dunque state facendo un vero e proprio percorso verso la sostenibilità?
Stiamo realizzando un progetto a 360 gradi che riguarda un po’ tutta l’attività del Malibu, dalla spiaggia al bar e ristorante, al locale notturno. Riguarda l’acquisto dei prodotti alimentari, delle forniture di piatti, posate, bicchieri e arredi, dei detergenti…
Parlando di pesce, abbiamo deciso di fornirci a “miglia zero”, cioè all’asta del pesce di Civitavecchia e dalla Cooperativa dei Pescatori di Ladispoli che pesca nella nostra area il pesce locale, con il metodo di pesca selettiva che, non usando il metodo a “strascico” , ma reti a “tramaglio” in postazioni fisse e con maglie di misura specifica, non rovina i fondali, non cattura di tutto e salva l’altra fauna marina. In questo modo il pesce che compriamo fa meno chilometri possibile per raggiungerci. Abbiamo scelto di servire nel nostro ristorante solo il pesce cosiddetto“povero” locale, per lo più pesce azzurro, come il sugherello, l’occhiata, il murmure e altri, eliminando il pesce cosiddetto “pregiato”, magari di allevamento che si trova nei supermercati, proprio per stimolare i nostri clienti affezionati a riscoprire la bontà e le qualità di queste specie e fare lo stesso a casa. Stessa cosa per verdure e ortaggi: tutto locale, stagionale e a chilometro zero da agricoltori di cui conosciamo i metodi di coltivazione e che ci forniscono di uno splendido cibo fresco a portata di mano. In questo modo non si inquina e si alimenta l’economia locale.

Una scelta coraggiosa, no?
Non direi. I nostri clienti ci stanno seguendo e sembrano apprezzare molto le nostre scelte culinarie e non solo. Hanno apprezzato molto anche le erbe spontanee commestibili che provengono da una piccola azienda agricola certificata di Cerveteri, che coltiva biologicamente anche lo zafferano, perché di queste buone erbe di cui è ricco il territorio non sentivano più il sapore da molto tempo. Accettano bene anche di mangiare e bere in stoviglie e bicchieri eco-compatibili, fatti di carta, legno e cotone, e di usare le posate in bambù. Si tratta di piantare piccoli semi per sviluppare nuove consapevolezze e scelte più sostenibili.

Per concludere, Stefano, dove volete arrivare?
Il nostro progetto non si ferma qui in effetti. Intendiamo chiudere la “catena di montaggio” con azioni di vera e propria economia circolare. In questo rientra la riduzione dei rifiuti con la donazione delle nostre eccedenze alimentari ma anche, per esempio, inziative premianti per i nostri clienti più e meno giovani che, consumata una bibita in bottiglia di vetro, riceveranno 1 euro quando ce la riconsegnano. La pensiamo come una sorta di cauzione al momento dell’acquisto che poi viene restituita alla consegna. L’intento è di, passami la parola, trasferire la nostra visione a tutti coloro che vengono da noi. Ma ci sono altre cose che abbiamo in mente di realizzare e ve le racconteremo sicuramente presto.

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