Blockchain. Tracciabilità e trasparenza alimentare

di Katia Bovani

Molti di noi hanno sentito parlare di blockchain ed alcuni, mossi dalla curiosità, avranno certamente approfondito l’argomento per capire la sostanza e la portata di questo fenomeno. Come spiego con il Prof. Alessandro Bertirotti nel libro “Blockchain, il futuro tra le mani” (edito da Paesi Edizioni e in uscita il 20 giugno), da un punto di vista prettamente pratico blockchain è un protocollo informatico  caratterizzato non più dalla  struttura  piramidale tipica del modello “client-server”, bensì da una struttura orizzontale.

Vediamo cosa si deve intendere per “orizzontale”. Blockchain altro non è se non un registro digitale distribuito nel quale possono essere immessi dati strutturati in c.d. “blocchi” e che prendono il nome di “transazioni”. Una volta che tali dati sono stati immessi in blockchain e raccolti in un blocco non possono essere alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi dal momento che, avendo ottenuto validazione all’interno del registro informatico, occorrerebbe il consenso della maggioranza di coloro che formano la rete che utilizza blockchain (chiamati “nodi di blockchain”). Dunque, quest’ultima si presenta come una catena, in continua crescita, di blocchi contenenti transazioni e “validati” (cioè posti in sicurezza) mediante l’uso di strumenti crittografici. A loro volta, i blocchi vengono collegati gli uni agli altri mediante il cosiddetto “puntatore hash” ovvero una funzione  che traccia la posizione e pone in associazione gli elementi che formano i blocchi e, infine, vengono convalidati  attraverso il cosiddetto “timestamp” ovvero  un marcatore temporale che individua la data e l’orario in cui  una certa operazione si è verificata. Perché il processo di validazione dei dati e dei blocchi possa attuarsi, v’è bisogno dell’apporto dei cosiddetti “miners” ovvero di alcuni nodi della catena blockchain;  in soldoni, di alcuni tra tutti gli utilizzatori di blockchain. che, disponendo di pc piuttosto potenti capaci di sviluppare un’importante potenza di calcolo, elaborano ed associano un codice ad ogni blocco. Quando un blocco dev’essere validato, scatta una sorta di competizione tra i miners per raggiungere, appunto, la validazione delle transazioni immesse; il miner che, per primo, raggiunge il risultato ha una ricompensa in bitcoin. Com’è evidente, la caratteristica di questo database è quello di essere distribuito lungo i vari nodi della sua  struttura e quindi condiviso dagli utilizzatori, sicuro perché immutabile dato che non si possono alterare i blocchi senza alterare i precedenti con il consenso della maggioranza dei nodi, aperto e trasparente  visto che i partecipanti possono osservare ogni singola transazione  ed il suo processo di validazione esattamente nell’istante in cui viene immessa e validata.

Si tratta, com’è evidente, di qualcosa di più di un progresso tecnico. E’ una rivoluzione culturale che muta radicalmente la prospettiva di ogni singolo ambito applicativo. Pensiamo all’applicazione di questa tecnologia nel settore bancario: effettuare transazioni in modo diretto seguendo il corso di ogni singolo centesimo di ogni operazione. Nel perimetro sanitario: poter tracciare la provenienza e la destinazione delle risorse farmaceutiche, ogni singola prestazione ricevuta da ogni paziente, avere sempre ed in ogni luogo la disponibilità dei nostri dati sanitari.

E adesso pensiamo al campo alimentare. Non è un mistero il fatto che la popolazione mondiale arriverà a contare, nel 2060, circa 11,4 miliardi di individui e, continuando l’attuale trend, molti di loro non avranno di che nutrirsi. Attualmente, nel mondo produciamo miliardi di calorie l’anno parte delle quali vengono buttate originando una contraddizione che ha del feroce: circa 43 milioni di bambini sotto i cinque anni sono in sovrappeso od obesi mentre il 30% è malnutrito. Nel corso della fiera Seed and Chisp tenutasi a Milano nei primi giorni del maggio scorso, Howard Yana Shapiro, Chief Agricultural Officer of Mars Incorporated, ha affermato che “Il mondo sta cambiando ad una velocità superiore a quella della nostra capacità di dare risposte. Non abbiamo abbastanza cibo e il cibo che abbiamo non è abbastanza nutriente”aggiungendo che “2 mila trilioni di calorie vengono perse ogni anno, perché non possono essere tradotte in cibo nutriente. Ma ciò che lascia interdetti è la sua osservazione in punto di risorse idriche“Lo spreco di acqua nel settore agricolo si attesta sui 170 miliardi di litri, il 24% di tutta l’acqua utilizzata in agricoltura”.

E’ evidente che l’uomo è chiamato ad una scelta esistenziale non più procrastinabile: ottimizzare le risorse alimentari (e, dunque quelle agroalimentari ed energetiche) per una equa redistribuzione del cibo e dell’acqua. E per raggiungere questo risultato occorre mettere in campo ogni singolo strumento progettuale, tecnico e tecnologico di cui si dispone. Compresa blockchain. Avere la possibilità di tracciare in maniera assolutamente trasparente, pubblica e immodificabile il percorso delle risorse agroalimentari ed idriche consente di verificare il movimento e la destinazione del cibo e dell’acqua circolanti. L’applicazione di blockchain alla circolazione dei beni alimentari, comporterebbe il progressivo azzeramento di produzione dello spreco alimentare verso il perfezionamento del canale redistributivo  e di riconversione dello scarto alimentare.

Va da sé che l’implementazione dell’uso di blockchain in questo cruciale settore dell’esistenza umana, porta indubbi vantaggi anche in punto di integrità dei prodotti, tracciabilità  e trasparenza quali presidi per la salute dell’uomo. Fiducia e trasparenza, queste le chiavi per il potenziamento della Food Digital Identity e la Food Digital History.

Chiavi che  blockchain  ci offre in modo democratico.

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