Il viaggio di Giacomo “Jèk Cross” Castana tra uomini e piante

L’intervista di Marina Melissari

Incontro “JèK” Castana in una bella mattinata di fine settembre, seduti davanti ad un estratto di frutta in un bar biologico di Roma, dove è arrivato, sereno e sorridente, con la sua immancabile e fedele bicicletta su cui viaggia da mesi in lungo e in largo per l’Italia e raccoglie le conoscenze e le esperienze botaniche delle persone che vivono e lavorano nella natura.
“JèK” è un giardiniere e garden designer di Varese, ideatore di “Prospettive Vegetali”, un progetto “on the road” raccontato in più video che diventano un documentario di attualità vegetale, primo capitolo di un progetto di divulgazione botanica 2.0 che sogna di crescere ed evolvere fino a diventare un punto di riferimento per la cultura botanica italiana, e chissà cos’altro.

Cosa ha spinto un garden designer a pedalare per l’Italia per più di un anno?
A muovermi è stato il desiderio di evolvere la mia figura professionale studiando in maniera mirata ed itinerante una materia speciale: l’Etnobotanica, che secondo me è la madre di tutte le scienze, perché credo che il futuro dell’umanità passa dal saper riportare o meno, la cultura botanica nella cultura umana. Il mio imprinting è venuto alla scuola per giardinieri, quando ho cominciato a conoscere il nome delle piante. Impari i primi 20 nomi di piante e cominci a “vederle”, frequentarle, poi ad amarle e il mio tempo si è dilatato: fare esperienza prolungata e immersiva nella natura, apprendere e salvare gli antichi usi delle piante a fini medici, alimentari, domestico-artigianali ed anche rituali e magici e, poi, trasferire questa esperienza prolungata della Natura agli altri per farli entrare davvero in sintonia con la Natura e non viverla come una moda. Per questo, condivido le mie esperienze da giardiniere, le escursioni, gli incontri, le letture, le scoperte, le conferenze, gli eventi…insomma, i miei studi.

Dopo tutti questi viaggi, incontri, conoscenze a che punto sei con il tuo progetto?
Ho viaggiato da agosto 2018 nel Nord Italia, in Sardegna e Sicilia realizzando reportage in Orti Botanici ed Etnobotanici, Parchi Naturalistici e Vivai, Aziende Agricole, Erboristerie, Ristoranti, Comunità, Onlus, Start-Up, Associazioni e Giardini Storici, ogni giorno questa lista si è aggiornata ed allargata. Ho intervistato uomini e donne che hanno profonde conoscenze di materie che difficilmente vengono associate alle piante quali Astrologia, Storia, Geologia, Elettromagnetismo e Sostenibilità Economica. Ho montato i video girati e ho realizzato un documentario per far capire quanto assomigliamo al mondo vegetale. L’obiettivo è trasmettere le ragioni e le emozioni delle piante e dar luce a un panorama di persone che esistono e hanno soluzioni alternative che la maggior parte della gente non conosce.

Come ti definisci oggi, dopo questa esperienza?
Mi definisco un reporter botanico. Unisco la dinamicità della ricerca all’attitudine paziente del giardiniere e del paesaggista.
La sfida è catturare l’essenziale, comprenderlo e renderlo facilmente assimilabile per chi a questo mondo è perfettamente estraneo.
I saperi popolari e la scienza ecco da dove bisogna ripartire per ricordarci il contatto con la Terra, con ciò che è vivo.
E tutto il resto è vegetale, è forma, è colore, è dettaglio impercettibile.

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