#Dopocovid19 – Fase 2: per un mobilità più sostenibile

Per rendere più sostenibile la mobilità nelle città, per ridurre gli spostamenti non necessari, per ridurre l’uso dell’auto nelle città e per promuovere l’uso di mezzi più ecologici.

Durante questa pandemia l’inquinamento è calato come le emissioni di gas serra, ma durante la fase 2 e dopo si tornerà al punto di partenza precedente, come se niente fosse accaduto, o avremo fatto qualche passo avanti per capire meglio le sfide del nostro tempo? Abbiamo visto le difficoltà nella gestione dei rifiuti e nel riciclo. Vi presteremo maggiore attenzione e trarremo una spinta maggiore per l’economia circolare, o metteremo in crisi i passi avanti compiuti prima della pandemia? Il traffico in città è crollato, ma dopo riprenderà come prima o possiamo riflettere su come rendere la nostra mobilità nelle città meno inquinante e meno congestionata? Queste sono le domande da porsi oggi, secondo Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

Le città sono state praticamente libere dal traffico da quando il coronavirus ha costretto tutti a restare a casa. Per evitare che a crisi finita si ritorni al traffico congestionato e inquinante delle nostre città si deve approfittare per aprire una riflessione sul modello di mobilità urbana e su come cambiarlo, proprio a partire da questa fase 2. Se le misure di confinamento (lockdown) hanno messo allo stesso tempo in discussione comportamenti e abitudini consolidate, vale la pena partire da qui per avviare una riflessione sui fattori che determinano le scelte di mobilità, come ad esempio l’utilità dello spostamento, la scelta tra diverse possibili modalità in base all’efficienza, le alternative allo spostamento. Aver dovuto limitare il raggio di azione a qualche centinaio di metri intorno alla propria abitazione ha fortemente ridotto il ricorso all’auto, interrompendo l’abitudine ad usarla per qualsiasi spostamento, spesso allungando inutilmente le distanze percorse. Le abitudini, anche nel campo della modalità di trasporto, tendono a condizionare i nostri comportamenti. Quando, per esempio, una persona ha l’abitudine di usare l’auto per andare al lavoro, è più facile che la usi anche per altri tipi di spostamento, senza considerare se questo sia davvero il modo migliore di farlo. Le abitudini conducono, altrettanto spesso, a formare delle percezioni errate: chi usa, sempre e comunque, la propria auto tende a sovrastimare i costi di spostamento con modalità alternative e, di converso, a sottostimare i costi di utilizzo dell’auto: per esempio i costi di assicurazione e manutenzione, l’ammortamento e il rapido deprezzamento del mezzo.
Le abitudini possono cambiare quando, per determinate circostanze, debbano essere interrotte. E allora ci si deve chiedere: sulla base di questa pandemia cosa si può fare per favorire il cambiamento nelle abitudini sull’uso dell’auto ed aiutare a sviluppare una mentalità multimodale che vede in città uso l’auto solo nei casi limitati in cui serve veramente e per il resto utilizzo la bicicletta, lo sharing, il trasporto pubblico, i piedi, lo scooter, eccetera?

Sulla mobilità urbana delle merci che fa muovere molti mezzi a motore: è possibile razionalizzare e rendere più ecologico il sistema della logistica urbana delle merci?
Sulla mobilità urbana per il lavoro: è possibile, specie nel terziario, fare di più da casa senza moltiplicare spostamenti e distanze percorse ogni giorno?
Sull’inquinamento dell’aria: il contributo dell’inquinamento dell’aria alla vulnerabilità al coronavirus è oggetto di studi che sembrano confermare una relazione ma si fa abbastanza per abbattere l’inquinamento nelle nostre città?
Sulla mobilità sui mezzi pubblici e condivisi: in questa fase anche i mezzi pubblici sono vuoti, servirà un sostengno pubblico che ne accompagni la riapertura e la continuità del servizio per non aggravare la loro condizione già difficile?
Sulla vendita di nuove auto che è crollata: verrà semplicemente incentivata seguendo gli schemi passati o si coglierà l’occasione per rendere più sostenibile la nostra mobilità nelle città?

Nonostante i miglioramenti tecnologici dei veicoli a motore, il settore dei trasporti continua ad essere un grande emettitore sia di gas serra, sia di inquinanti dell’aria perché c’è un continuo aumento dei volumi di traffico, sia di passeggeri sia di merci, soprattutto in ambito urbano e periurbano.
La quota del traffico stradale privato (auto, veicoli commerciali leggeri e pesanti) sul totale della mobilità terrestre è costantemente attestata su un valore superiore all’80%. L’Italia ha 645 auto ogni 1000 abitanti: il tasso più alto d’Europa.

Una prima risposta è il Bonus Bici, un incentivo alla mobilità su due ruote, che offre un contributo pari al 60% della spesa sostenuta ( e non superiore a 500 euro) per l’acquisto di una bicicletta anche a pedalata assistita e di altri veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentementa elettrica come monopattini, hoverboard e segway. Ma non è una risposta sufficiente a combattere il traffico automobilistico che conosciamo e che resta uno dei maggiori responsabili per le emissioni di inquinanti atmosferici ed anche delle emissioni di gas serra: la quota di emissioni di CO2 in Italia del settore dei trasporti generato dall’uso delle auto è cresciuta dal 54% del 1990 al 62% del 2017, per un totale di 61 milioni di tonnellate di CO2. Altrettanto può dirsi per l’inquinamento generato dai veicoli leggeri impiegati per il trasporto delle merci in città, spesso vecchi e inquinanti, e che sono in aumento per via delle consegne generate dall’esplosione dell’e-commerce.

La strategia per la mobilità sostenibile, adottata dall’UNEP e dall’Agenzia Europea per l’Ambiente

La strategia per la mobilità sostenibile, adottata dall’UNEP e dall’Agenzia Europea per l’Ambiente si basa su tre linee di azione: Avoid, Shift e Improve (ASI).
La linea di azione “Avoid/Reduce” punta alla riduzione della domanda di mobilità, sia in termini di numero degli spostamenti, sia della loro distanza. Fanno parte di questa linea d’azione diverse iniziative: la riduzione degli spostamenti col telelavoro, la riduzione della dispersione territoriale delle abitazioni, la dotazione locale di servizi, l’aumento del fattore di carico dei mezzi di trasporto, sia di merci che di passeggeri.
La linea di azione “Shift” promuove lo spostamento da modalità di trasporto più inquinanti a modalità meno inquinanti. È noto come auto, camion ed aereo
siano modalità con impatti specifici superiori a quelle di ferrovia, autobus e metropolitana, a loro volta superiori a quelle delle modalità non motorizzate, come l’andare a piedi o in bicicletta.
Le misure incluse nella linea di azione “Improve” hanno come obiettivo di migliorare i mezzi di trasporto. L’obiettivo è ridurre l’impatto di quella parte della domanda di trasporto che non potendo essere efficacemente ridotta o trasferita su modalità più sostenibili deve poter essere effettuata con mezzi più ecologici.
Nel campo dei veicoli stradali per esempio, si è reso sempre più necessario usare biocarburanti sostenibili avanzati (ad esempio il biometano ottenuto da scarti alimentari, residui e rifiuti) e prediligere i veicoli elettrici o almeno ibridi e promuovere, in un futuro ormai prossimo, anche quelli a idrogeno.

di Paolo Serra

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