Nuovo fotovoltaico nel settore agricolo. Una scelta green per il Paese e per il clima

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Il cambiamento climatico in atto è una delle più devastanti calamità che si sta abbattendo sul nostro pianeta e sull’umanità. Le azioni, le iniziative e le scelte per combatterne il progressivo peggioramento e, per quanto possibile, mitigarne gli effetti costituiscono autentiche priorità.

Occorre quindi abbandonare più rapidamente possibile l’era delle fonti fossili e attivare in tutte le applicazioni disponibili le rinnovabili e l’efficienza energetica, il cui contributo è decisivo per decarbonizzare l’economia. Tra queste c’è il settore agricolo. Certamente il tema del fotovoltaico in agricoltura è un tema delicato, anche per una serie di criticità emerse in passato, ma si tratta di una fase che può essere superata e devono essere considerati i risultati raggiunti oggi dalle migliaia di imprese agricole che ne hanno sostenuto la crescita e delle ulteriori ricadute che potrebbero derivare da un nuovo e più importante sviluppo di questa fonte rinnovabile. L’obiettivo al 2030 fissato dal PNIEC per il fotovoltaico, e ancor più quello maggiormente sfidante che verrà richiesto dal nuovo target di riduzione delle emissioni climalteranti, alla luce di queste considerazioni impongono di affrontare la questione di un nuovo e più importante sviluppo del fotovoltaico con approccio oggettivo, facendo tesoro delle esperienze di questi anni, ma anche tenendo conto delle nuove soluzioni disponibili, senza pregiudizi e preclusioni e senza generalizzazioni. La CIA  – Agricoltori Italiani ha collaborato alla stesura di un Position Paper, un testo di convergenza tra soggetti diversi per la decarbonizzazione, recependo gli input dell’ Europa che punta alla riduzione della CO2 attraverso un modello agricolo multifunzionale.

Un attento uso del suolo agricolo è imprescindibile, anche nel caso del fotovoltaico, in quanto risorsa preziosa per l’agricoltura e per la società e l’inserimento degli impianti nel paesaggio agrario dovrà essere adeguatamente valutato, ma prima ancora è necessario riconoscere che il paesaggio possa essere modificato per coniugare bellezza ed armonia con la necessità di rendere vivibile un territorio.

In questi anni, più di una contestazione è stata mossa al fotovoltaico in agricoltura, come la realizzazione da parte di soggetti economici esterni alle imprese agricole, il cui modello di business prevedeva un riconoscimento economico per l’occupazione dello spazio utilizzato e non una partecipazione attiva alla produzione energetica. Ancora di più si è discusso dell’impatto degli impianti fotovoltaici a terra sul paesaggio agrario e sull’agricoltura, in termini di sottrazione di terreno coltivabile; dibattitto che ha assunto sempre più rilievo tanto da comportare una drastica revisione della normativa e il divieto di accesso agli incentivi pubblici sulla produzione elettrica per le nuove installazioni. Parallelamente, troppo poco ci si è soffermati a considerare se le aree agricole coinvolte, fossero state realmente sottratte alla coltivazione e, non, piuttosto, valorizzate. Ancora meno, è stato considerato il miglioramento in termini di competitività di quelle aziende agricole che hanno partecipato alla crescita del solare fotovoltaico in Italia coniugando al meglio produzione agricola ed energetica. Perciò in aggiunta all’attenzione che merita il giusto uso del suolo agricolo, anche l’inserimento degli impianti nel paesaggio agrario dovrà essere adeguatamente valutato, ma prima ancora è necessario riconoscere che il paesaggio possa essere modificato per coniugare bellezza ed armonia con la necessità di rendere vivibile un territorio, dove è presente una comunità locale, alla quale vanno forniti servizi, strade, abitazioni, spazi produttivi, energia. In ultima analisi, un territorio agricolo privo di infrastrutture come strade, reti elettriche, edifici per la conservazione e trasformazione dei prodotti, servizi sociali, reti di trasporto, non sarebbe nelle condizioni di garantire una adeguata qualità della vita delle popolazioni residenti.

il futuro sviluppo del fotovoltaico nel contesto agricolo, dovrà essere declinato puntando sul pieno coinvolgimento degli imprenditori agricoli, i quali dovranno svolgere un ruolo da protagonisti, integrando sempre più la produzione di prodotti di qualità con la generazione di energia rinnovabile.

Per citare solo un esempio, una soluzione per favorire l’installazione digli impianti a terra è la possibile costituzione di una comunità di energia rinnovabile, definita dalla Direttiva europea 2018/2001 come soggetto giuridico autonomo, che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria di persone fisiche, PMI o autorità locali (comprese le amministrazioni comunali) il cui obiettivo principale, piuttosto che profitti finanziari è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, tramite l’utilizzo, esclusivamente, di fonti di energia rinnovabile. Pertanto vanno favorite le comunità di energia rinnovabile, costituite da aziende agricole limitrofe che decidono autonomamente e congiuntamente dove e come installare un impianto, sia in bassa che in media tensione.

È ora il momento di definire regole del “si può fare a condizione che” e superare così facili divieti da cui nessuno trarrebbe vantaggio. Pertanto si è ritenuto opportuno che CREA, in quanto ente di ricerca delle politiche agricole, svolga uno studio specifico che, partendo dalla valutazione delle esperienze pregresse e dalle indicazioni contenute nel documento già prodotto dal tavolo di lavoro, elabori una strategia win-win che veda vincitori oltre che compartecipi tutti i soggetti implicati.

Riccardo Milozzi, Presidente CIA Roma

3 dicembre 2020

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