I dieci fattori che vengono migliorati o sviluppati nei bambini che trascorrono più tempo nel “verde”

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Niente di più serio per un bambino del gioco: i piccoli giocano con intensità e impegno, tanto negli spazi chiusi quanto all’aperto nei parchi. Si tratta di un’attività importante per il loro sviluppo cerebrale ed emotivo. Fino a qualche anno fa le attività ludiche avvenivano per lo più all’aperto e in contesti verdi. Negli ultimi anni, tuttavia, con la tecnologia che sembra aver preso il sopravvento sui millenials, e ancor più in questi lunghi mesi di pandemia, è sempre più frequente vederli in luoghi chiusi e impegnati con videogiochi e smartphone.
Questo fenomeno suscita qualche preoccupazione nella comunità scientifica perché «La natura – queste le parole dello scrittore e pedagogista Richard Louv – attiva più sensi: vedere, sentire, annusare e toccare gli ambienti esterni. Mentre i giovani trascorrono sempre meno la loro vita in un ambiente naturale, i loro sensi si restringono e questo riduce la ricchezza dell’esperienza umana». Il contatto con la Natura inoltre compensa nei bambini e ragazzi molti dei disturbi legati al confinamento in spazi urbani, e soprattutto in luoghi chiusi, e influisce sullo sviluppo cerebrale ed emotivo in maniera decisamente positiva che va ben di là della semplice ‘boccata d’aria’. La natura può sembrare meno stimolante di un videogioco, della televisione o del web, ma secondo l’Attention Restoration Theory, gli ambienti urbani e chiusi, richiedono quella che viene chiamata attenzione diretta, che ci costringe a ignorare le distrazioni ed esaurisce il nostro cervello. Negli ambienti naturali invece si pratica un tipo di attenzione senza sforzo, noto come fascino morbido, che crea sensazioni di piacere e non di fatica. Il mondo naturale è complesso, molto di più di qualsiasi ambiente costruito dall’uomo ed evolve nel tempo, giorno dopo giorno, di stagione in stagione, negli anni: poiché non è fornito di un manuale di istruzioni per l’uso, porta a confrontarsi con l’imprevedibile. L’incisività di queste esperienze dirette non riguardano mai solo la sfera cognitiva, ma coinvolgono tutto l’individuo nella sua fisicità e affettività.
Gli effetti benefici della natura dunque sono molteplici e fondamentali nella crescita di un bambino: il Wwf, raccogliendo le evidenze scientifiche e pedagogiche più recenti, ha elencato i 10 fattori che vengono migliorati o sviluppati dal contatto con il verde. Il primo fattore è il benessere: frequentare aree verdi influisce positivamente sulla mente, sull’autodisciplina e riduce comportamenti depressivi. Il secondo è la prevenzione perché «una maggiore disponibilità di spazi verdi pubblici favorisce l’attività fisica quotidiana necessaria a sviluppare armoniosamente l’apparato musico-scheletrico, a prevenire malattie cardiorespiratorie, metaboliche e tumorali». Il contatto con la natura favorisce l’interazione tra le persone, quindi anche la socialità, aiuta a contenere lo stress e aumenta l’autostima.
A beneficiare del crescere in spazi urbani ricchi di verde, oltre all’abbassamento dei livelli di comportamenti problematici, è anche l’intelligenza perché in un bambino viene rafforzato il quoziente intellettivo, come risulta da uno studio effettuato su un campione di bambini in Belgio e pubblicato nell’agosto 2020 su Plos Medicine. Su 620 bambini di età compresa tra i 10 e 15 anni, l’aumento pari al 3% del verde nel loro quartiere ha incrementato in media di 2,6 punti il loro punteggio nel QI. Questo fatto è stato osservato sia nelle aree agiate che in quelle più disagiate. Esistevano già delle prove significative sull’effetto ‘spazi verdi’ nello sviluppo cognitivo, ma questa è la prima ricerca che esamina nello specifico il quoziente di intelligenza. La causa è ancora incerta ma potrebbe essere legata a livelli di stress inferiori a cui sono sottoposti i bambini che giocano in aree verdi, alla maggiore attività ludica e contatto sociale o semplicemente al fatto di vivere in un ambiente più tranquillo. La quinta e la sesta parole chiave sono concentrazione e attenzione: «La ricerca medica – riporta il Wwf – ha indicato nelle “dosi naturali” uno strumento sicuro nella gestione dei sintomi dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività). I bambini che vivono in prossimità di aree verdi, inoltre, hanno sviluppate le aree celebrali implicate nella memoria di lavoro e nel mantenimento dell’attenzione». Il contatto con la natura favorisce nei bambini anche l’empatia e la creatività (settimo e ottavo punto), agendo anche come anti-stress (nono fattore). Infine si sviluppa il senso di comunità perché vivere in ambienti più verdi rafforza il “senso” di luogo di appartenenza al proprio contesto sociale.
Sono stati anche i bambini stessi a riferire l’effetto positivo che ha la Natura su di loro. In un report pubblicato dal Wildlifetrusts sulla relazione “Bambini e Natura”: dopo aver trascorso il loro tempo in ambienti naturali, il 90% dei piccoli ha riferito di aver imparato qualcosa di nuovo sul mondo naturale, l’84% ritiene di essere capace di cose nuove quando ci prova, il 79% ritiene che l’esperienza possa aiutare il proprio lavoro scolastico, il 79% si è sentito più sicuro di sé. Altri miglioramenti ripotati dai bambini si sono verificati nel rapporto con gli insegnanti e con i compagni di classe.
Condivisibile dunque l’invito del Wwf , basato su tutti questi elementi, rivolto ai decisori politici e a chi ha il compito di pianificare le aree urbane, a considerare con maggiore attenzione la relazione con la natura nell’infanzia per creare un ambiente ottimale per i più piccoli in grado di sviluppare pienamente tutte le loro potenzialità.
M. A. Melissari
6 gennaio 2021