
All’avvio di questo 2021, parliamo ancora di produzione di plastica e dei relativi rifiuti. Lo scorso novembre il BIR (Bureau of International Recycling) ha pubblicato un rapporto, intitolato “Riciclo della Plastica”, dove vengono riportate informazioni, dati e raccomandazioni alle istituzioni relativamente la gestione e il riciclo dei rifiuti in plastica. I dati dello studio sono sconfortanti: ad oggi sono state prodotte circa 9,2 miliardi di tonnellate di plastica e, sebbene abbia rivoluzionato e semplificato la vita moderna, il suo consumo crescente e la gestione problematica del fine vita sta causando ingenti criticità ambientali.
L’International Energy Agency prevede che il contributo dell’industria petrolchimica alla crescita complessiva della domanda di petrolio aumenterà ulteriormente di 2,5 volte negli anni fino al 2040 rispetto agli anni dal 2000 al 2017. In effetti, ci si aspetta che questa sia l’unica principale fonte di domanda che subirà un accelerazione. Gli analisti prevedono inoltre che quella plastica “invisibile” (ovvero componenti di infrastrutture digitali, gadget elettronici e smartphone) ne diventerà una nuova fonte, soprattutto per quanto riguarda il Medio Oriente, l’Africa e i Paesi asiatici in via di sviluppo. A seguire la Cina (che ha appena ribadito il suo rifiuto a ricevere i rifiuti provenienti dai Paesi occidentali, mentre la domanda di Europa e Stati Uniti rimarrà stabile su valori di gran lunga minori.

Tuttavia, queste previsioni vanno prese con cautela: grazie alle tendenze in crescita verso stili di vita a rifiuti zero e alla crescente consapevolezza ambientale dei consumatori, al ridotto utilizzo di sacchetti di plastica, è ipotizzabile un rallentamento della domanda di altre materie plastiche fino al dimezzamento dal 2017 al 2040. Secondo gli estensori del rapporto se si considera che anche la quota di riciclato in sostituzione dei prodotti vergini potrebbe salire dal 5% al 25% entro il 2040, questi due fattori combinati avrebbero il potenziale per indebolire la domanda di petrolio dai petrolchimici di oltre il 20% nel 2040. Il previsto picco della domanda di petrolio potrebbe quindi potrebbe essere anticipata di un decennio, al 2030, e successivamente la necessità di prodotti petrolchimici a base di petrolio scenderebbe al 20%.
Proprio in merito al riciclo dei rifiuti plastici lo studio conferma che attualmente, a livello mondiale, meno del 10% di tutte le plastiche prodotte è stato riciclato, circa il 30% è stato incenerito e il resto è stato conferito in discarica.

Anche le economie più sviluppate hanno tassi di riciclo dei rifiuti in plastica che, in media, arrivano solo fino al 30%. Un livello davvero molto basso, laddove invece si evidenzia come il riciclo sia la migliore soluzione, dopo la riduzione nella produzione, per la gestione dei rifiuti in plastica, in quanto limita gli impatti ambientali e genera significativi vantaggi socio-economici. Inoltre, il riciclo della plastica aiuta i Paesi non produttori di petrolio a ridurre la loro dipendenza dalle nazioni produttrici.
Il riciclo consuma fino al 76% in meno di energia rispetto alla quantità di energia necessaria per la produzione di nuovi beni partendo da materia prima vergine o di quella utilizzata per inviare i rifiuti in discarica o ad incenerimento. Viene stimato che il riciclo di una tonnellata di rifiuti in plastica consente di risparmiare:
Circa 1,4 tonnellate di emissioni di CO2;
5774 kWh di energia;
16,3 barili di petrolio;
24,7 milioni di Cal di energia;
Circa 23 metri cubi di spazio in discarica.
E veniamo alle raccomandazioni: il BIR pone l’accento sulla necessità di aumentare la qualità dei materiali riciclabili raccolti e invita i governi a creare un ambiente favorevole al riciclo della plastica attraverso, ad esempio, l’implementazione di schemi di responsabilità estesa del produttore, il divieto all’utilizzo di sostanze chimiche pericolose nella plastica, la definizione di quote obbligatorie di contenuto di materiale riciclato nella produzione di nuovi beni e l’individuazione di criteri chiari per la cessazione della qualifica di rifiuto dei rifiuti in plastica, magari grazie a standard di qualità.
Inoltre, per incentivare il riciclo dei rifiuti in plastica, gli esperti invitano i produttori a collaborare con i riciclatori nella progettazione di beni che favorisca le operazioni di selezione e riciclo: queste misure, adottate congiuntamente, hanno il potenziale di incrementare i volumi di rifiuti in plastica riciclabili raccolti, aumentando così il valore dei materiali riciclati e creando un mercato più stabile per questi materiali. Tutto ciò aumenterebbe la redditività delle imprese con conseguente miglioramento delle tecnologie e incremento dei benefici ambientali che risiedono nel recupero e riutilizzo riciclo della plastica.
Non resta che augurarsi che queste indicazioni trovino orecchie disponibili da parte delle istituzioni e siano tenute in considerazione nel piano di ripresa e rilancio del Paese che si sta approntando e verificando in questo periodo in virtù del recovery fund europeo.
M.A. Melissari
3 gennaio 2021