Consacrato a Morfeo il poetico figlio di Hipnos-il sonno, sacro ai Romani per i suoi poteri oracolari, cantato da molti poeti, l’olmo dona legno pregiato e rimedi officinali

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É su un olmo (Ulmus minor) che Ciccio Ingrassia si arrampica al grido di “Voglio una donnaaaa” in Amarcord, perché l’Olmo é la pianta delle nostre campagne. Elegante e slanciato ma coi rametti terminali penduli era pressoché ubiquitario nelle campagne e nei boschi.
Il suo legno pregiato resistente ad usura, tensione e torsione e la natura foraggera delle foglie hanno sottoposto questa essenza ad una fortissima pressione antropica e quindi é relativamente poco rappresentato nei boschi (tagliato per il legname) mentre lo é molto di più nei coltivi, lungo i fossi e nelle campagne.
L’olmo é l’albero dei sogni. Gli antichi, da Ovidio a Plinio ce lo raccontano consacrato a Morfeo poetico figlio di Hipnos-il sonno- mentre Virgilio ci racconta dell’olmo dell’Averno, mitico albero tra i cui rami stanno i sogni.
Nel mezzo spande i rami, decrepite braccia
un cupo e immenso olmo
ove a torme albergano, si dice,
i fallaci sogni che alle foglie son sospesi.
(Virgilio. Eneide, VI, 282-284)
Grazie a questa sua attitudine onirica, l’olmo divenne albero dai poteri oracolari e fu sacro ai romani. Forse a causa di cio’, per estensione, nel medioevo divenne l’albero sotto il quale si amministrava la giustizia. I “Giudici sotto l’olmo” erano infatti i magistrati senza tribunale che sentenziavano fuori dal castello appunto sotto i rami di questa pianta.
Catullo canta la vedovanza della vite quando é assente l’olmo al quale fin dall’antichità viene “maritata” ; si tratta di una pratica di sostegno, oggi in disuso, che consentiva di allevare la vigna sopra gli olmi che ne sostenevano i tralci. Questa funzione dell’olmo ha suscitato molti emblemi; l’Amicizia vera, la Benevolenza e l’Unione matrimoniale, incarnate nell’immagine di una donna che abbraccia un olmo o che incoronata di vite sorregge un ramo dell’albero. L’olmo e la vite sono simbolo di unione tant’è vero che Marziale volendo cantare il reciproco affetto di due sposi li descriveva come una vite ed un olmo.
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L’olmo é entità officinale in virtu di tannini, mucillagine, silice e potassio, contenuti in foglie e corteccia, adoperate come cicatrizzanti e con azione depurativa, tonica e astringente. La silice estratta dal suolo si stocca nel legno quindi in suoli particolarmente riccho di questo elemento crescono esemplari di olmo dalla particolare tenacia e difficoltà di lavorazione, tanto da venir chiamati olmi rabbiosi dai falegnami. Dalle galle che si producono dagli attacchi fitofago sulle foglie si ricava un liquido dolce e viscoso chiamato ” acqua dell’olmo” usata per pulire le piaghe e ridare splendore al volto.
È un albero molto longevo e può raggiungere i 500 anni d’età con una crescita rapida e vigorosa fino in tarda età. Purtroppo molti antichi esemplari sono andati perduti a partire dal 1920 quando un fungo asiatico molto vorace (Ophiostoma ulmi) ha provocato una grave epidemia che nei decenni successivi ha decimato le popolazioni di olmi, colpendo preferenzialmente gli esemplari più anziani. La malattia, veicolata da scolitidi xilofagi si propaga anche per anastomosi radicale, cioè da radice a radice e attacca i vasi linfatici. Si propaga in maniera sistemica nei tessuti e causa occlusioni dei vasi che provocando disseccamenti e morti repentine. I giovani esemplari sono meno esposti per via della ridotta dimensione dei vasi linfatici che ostacolano la penetrazione e quindi la diffusione delle ife fungine.
Massimo Luciani
15 aprile 2021
Storie di alberi e piante