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Questa Giornata mondiale, istituita dalle Nazioni Unite nel 1995 per la lotta alla desertificazione e agli effetti della siccità, sancita con una Convenzione internazionale (UNCCD) per sensibilizzare l´opinione pubblica, viene celebrata da tutti i Paesi aderenti il 17 giugno ed è volta a evidenziare i forti legami tra territorio, suolo, biodiversità, produzioni e consumi non sostenibili e ricordare a tutti che la neutralità del degrado del suolo è raggiungibile attraverso la risoluzione dei problemi, un forte coinvolgimento della comunità e la cooperazione a tutti i livelli.
Oggi più che mai, occorre riorientare le nostre azioni, i nostri comportamenti in modo da renderli più sostenibili per conservare la produttività della terra, proteggere la biodiversità e affrontare i cambiamenti climatici. Gestire in modo sostenibile le risorse terrestri che producono cibo, nutrono gli animali e forniscono fibra per abiti, assume un ruolo importante nel ricostruire il rapporto con la natura nella fase post COVID-19. La crisi COVID ha reso evidenti le vulnerabilità dell’uomo e dei sistemi naturali, ed in particolare il modo in cui usiamo le risorse della terra.
C’è la necessità di ridurre la domanda eccessiva dei terreni naturali; evitare gli sprechi alimentari; ridurre la richiesta di acqua per le produzioni alimentari ed industriali; ridurre l’impronta idrica negli allevamenti; equilibrare la domanda di prodotti di origine animale; evitare che aree forestali, che proteggono la biodiversità e combattono il degrado del suolo e la desertificazione, vengano perse a causa della conversione dei terreni per gli usi agricoli, per il pascolo e la produzione di mangimi.
Il Segretariato dell’UNCCD ritiene che la Convenzione possa supportare i Paesi nello sviluppare i loro piani di ripresa alla crisi pandemica, attraverso un modello basato sul rispetto dell’ambiente e sull’utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Le azioni basate su una responsabile gestione del territorio possono aiutare ad affrontare le ricadute del COVID-19.
Il motto della UNCCD “healthy land; healthy people”,”terra sana; persone sane” è più che mai attuale.
Man mano che le popolazioni diventano più grandi, più ricche e più urbane, c’è una domanda molto maggiore di terra per fornire cibo, mangimi per animali e fibre per l’abbigliamento. Nel frattempo, la salute e la produttività dei seminativi esistenti sono in declino, aggravate dal cambiamento climatico.
Si legge sul sito UNCCD che per avere abbastanza terra produttiva per soddisfare la domanda di dieci miliardi di persone entro il 2050, gli stili di vita devono inevitabilmente cambiare.
Cibo, mangimi e fibre devono anche competere con le città in espansione e l’industria dei combustibili. Il risultato finale è che la terra viene convertita e degradata a ritmi insostenibili, danneggiando la produzione, gli ecosistemi e la biodiversità.

Oggi, più di due miliardi di ettari di terra precedentemente produttiva sono degradati.
Oltre il 70% degli ecosistemi naturali è stato trasformato. Entro il 2050, questo fenomeno potrebbe raggiungere il 90%.
Entro il 2030, la produzione alimentare richiederà altri 300 milioni di ettari di terra.
Entro il 2030, si prevede che l’industria della moda utilizzerà il 35% in più di terra, oltre 115 milioni di ettari, equivalenti alle dimensioni della Colombia.
La produzione di abbigliamento e calzature causa l’8% delle emissioni globali di gas serra, una cifra che si prevede aumenterà di quasi il 50% entro il 2030.
Anche cibo, mangimi e fibre stanno contribuendo al cambiamento climatico, con circa un quarto delle emissioni di gas serra provenienti da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo. La produzione di abbigliamento e calzature causa l’8% delle emissioni globali di gas serra, una cifra che si prevede aumenterà di quasi il 50% entro il 2030.
Con i cambiamenti nel comportamento dei consumatori e delle aziende e l’adozione di una pianificazione più efficiente e di pratiche sostenibili, potrebbe esserci abbastanza terreno per soddisfare la domanda. Se ogni consumatore dovesse acquistare prodotti che non degradano la terra, i fornitori taglierebbero il flusso di questi prodotti e invierebbero un segnale potente ai produttori e ai responsabili politici.
I cambiamenti nella dieta e nei comportamenti, come ridurre gli sprechi alimentari, acquistare dai mercati locali e scambiare vestiti invece di comprarne sempre di nuovi, possono liberare terra per altri usi e ridurre le emissioni di carbonio. Il solo cambiamento alimentare può liberare tra gli 80 ei 240 milioni di ettari di terra.
La Convezione delle Nazioni Unite rappresenta l’unico strumento internazionale giuridicamente vincolante, che regola e guida le azioni necessarie per contrastare il fenomeno di degrado del territorio e della desertificazione mettendo in relazione la protezione ambientale e lo sviluppo socio-economico con la gestione sostenibile del territorio e del suolo ed assieme alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ed alla Convenzione sulla diversità biologica (CBD) fa parte delle tre convenzioni dell’ONU sull’ambiente definite anche le “Convenzioni di Rio”.
di APS Litorale Nord
17 giugno 2021
Lo stato dell’arte