La Regione Lazio (che è la terza regione in Italia, dopo Calabria e Sicilia, per incidenza del biologico sul totale nazionale) ha riconosciuto altri 5 Bio-distretti, per declinare la sostenibilità nel suo valore sostanziale: modificare modelli di produzione e di consumo e raggiungere un pieno sviluppo delle delle potenzialità economiche, sociali e culturali dei territori. Contributi per 400mila euro.

Le strategie del biologico stanno cambiando e non si orientano più solo a riconvertire in chiave eco-sostenibile le singole aziende, ma piuttosto gli interi territori con vocazione biologica. Si spiega cosi l’impuslo alla realizzazione dei Bio-distretti che si propongono come un modello globale capace di dare risposte concrete ai bisogni sociali di migliore qualità ambientale, al mondo rurale sempre meno popolato, alle perenni crisi finanziarie, alle emergenze climatiche, promuovendo innovazioni nel campo della ricerca, degli standard di produzione, dei canali distributivi alternativi ed anche nel campo della certificazione.
Un Bio-distretto è un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stabiliscono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel Bio-distretto, la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità.Nel Bio-distretto, infatti, sono messe in rete le risorse naturali, culturali, produttive di un territorio, che sono valorizzate da politiche locali orientate alla salvaguardia dell’ambiente, delle tradizioni e dei saperi locali.
I 5 nuovi biodistretti del Lazio
La Regione Lazio ha approvato a febbraio 2021 il regolamento sui biodistretti e tra il 5 e l’8.10.21 ha approvato 5 delibere di riconoscimento:
1) Castelli Romani, con ambito territoriale nei Comuni di Colonna, Grottaferrata, Frascati, Marino, Monte Porzio Catone e Rocca di Papa;
2) Lago di Bolsena, ricadente nei Comuni di Acquapendente, Latera, Gradoli, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Grotte di Castro, Cellere, Celleno, Montefiascone, Canino, Farnese, Piansano, Bagnoregio, Ischia di Castro, Capodimonte, Marta, Valentano;
3) Etrusco romano; afferente ai Comuni di Fiumicino, Cerveteri e l’intera Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.
4) Valle di Comino; con già circa 80 aziende agricole, pastorali e zootecniche convertite al biologico,
5) Via Amerina e delle Forre. Un territorio che si snoda, procedendo da sud verso nord, fra tre distinti domini geomorfologici: i distretti vulcanici del Lazio centro settentrionale, la valle Tiberina, i primi rilievi del preappennino quando si giunge nel territorio umbro.
I nuovi soggetti possono partecipare entro il 10 novembre 2021 al bando pubblicato a settembre dalla Regione che destina 400.000 euro di risorse del bilancio regionale alla concessione di contributi attraverso la presentazione di progetti volti allo sviluppo dell’agricoltura biologica, all’uso razionale delle materie prime e delle risorse energetiche, alla riduzione dell’uso di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, alla promozione della filiera agroalimentare nella sua interezza.

Attraverso i Bio-distretti si mira a stabilire rapporti più equi nella filiera, creando nuove relazioni dirette tra produttori e consumatori, adottando modelli distributivi alternativi quali la filiera corta e i Gruppi di Acquisto Solidale, e spronando la pubblica amministrazione ad incrementare gli acquisti verdi per le mense scolastiche, gli ospedali ed altri servizi pubblici. Altro aspetto importante, si celebra anche la sovranità alimentare, riconoscendo alle comunità locali il diritto di decidere autonomamente cosa e come produrre. Nei Bio-distretti sono periodicamente promossi forum pubblici in cui gli agricoltori, gli altri operatori economici, gli amministratori pubblici, la popolazione, si confrontano con pari dignità e potere decisionale e definiscono in che modo soddisfare i loro fabbisogni alimentari.
Generalmente la spinta propulsiva alla sua costituzione proviene dagli agricoltori biologici che ricercano mercati locali in grado di apprezzare le loro produzioni, e dai cittadini, sempre più interessati ad acquistare a prezzi onesti alimenti sani e in grado di tutelare la salute e l’ambiente. Sono però molti altri gli attori e le organizzazioni che rivestono un ruolo determinante nella costituzione e nella gestione di un Bio-distretto, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni e dalle scuole che, con le loro attività e gli acquisti sempre più verdi, possono indirizzare le abitudini dei consumatori e dei mercati locali. Gli operatori turistici a loro volta, attraverso gli eco itinerari e il turismo rurale, possono puntare alla riqualificazione e alla destagionalizzazione dell’offerta turistica.
I dati sulla coltivazione biologica nel Lazio
Il 23,2% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) laziale è coltivata a bio. ll Lazio è la regione del centro Italia che ha la più vasta superficie coltivata a biologico (davanti a Toscana e Marche), complessivamente 144mila ha (+2,5% nel solo 2019), che rappresentano il 7,2% della Sau biologica nazionale.
Nella regione il 23,2% della superficie agricola utilizzata viene coltivata a bio. E’ la terza regione in Italia, dopo Calabria e Sicilia, per incidenza della Sau biologica sul totale nazionale. Al quinto posto per estensione delle superfici bio e al settimo per numero di operatori coinvolti.
di Redazione
24 ottobre 2021
Scelte sostenibili – Agri-cultura