2 giugno 2022 – Per una Repubblica più verde

La sostenibilità, le persone, i cittadini, il valore del cambiamento

La festa della Repubblica è di solito un evento importante e lo è ancora di più in questi tempi bui di guerre che mettono in pericolo la vita dei cittadini e i valori e la storia delle Repubbliche. Tra queste, c’è anche un’altra guerra che abbiamo condotto e speriamo sia indirizzata alla fine, la lotta alla pandemia, e poi un’altra ancora quella all’emergenza climatica e alle catastrofi naturali che ne conseguono e si abbattono sempre più di frequente sul nostro Pianeta. E quest’ultima, perché ha raggiunto le proporzioni di una guerra, la specie umana che si è sentita più forte di qualsiasi legge naturale, negli ultimi due secoli se l’è proprio cercata, alterando con le sue azioni gli equilibri dinamici fondamentali per la vita della terra e di chi la abita, esseri umani, animali, piante, organismi e si può dire microsistemi che vivono proprio di equilibri dinamici in armonia con il macrosistema, cioè l’ambiente che li circonda.
Molti anni fa, Albert Einstein già diceva “Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione”. Quando ero all’università e procedevo con i miei studi scientifici, leggendo la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, mi colpì profondamente un concetto che vi era contenuto e cioè che non è la più forte delle specie che sopravvive, né quella più intelligente, ma la più aperta al cambiamento. L’ho letto come una diagnosi e un invito alla cura, cioè a non restare fermi sempre nel proprio sistema di vita, ma piuttosto ad adattarsi e, allargando i propri orizzonti mentali, a modificare i propri comportamenti che possano mettere in pericolo la stessa capacità di sopravvivenza delle specie.
Il cambiamento dunque come risultato del percorso di conoscenze, scoperte ed esperienze, o meglio ancora, il percorso che ha portato l’uomo all’accrescimento delle sue conoscenze, in misura inimmaginabile fino a duecento anni fa, come strumento indispensabile di cambiamento verso uno sviluppo sostenibile per la sopravvivenza del sistema Terra.

Certo cambiare non è un’operazione facile, richiede impegno di riflessione e di determinazione a partire da quello di uscire dalla propria comfort zone e sperimentare nuove formule e nuovi modi di fare le cose in maniera sostenibile, anche nella propria dimensione quotidiana. Ma si può fare e ne abbiamo per fortuna sempre più numerosi esempi.
E, ai giorni nostri, ed è davvero una buona notizia, si è scoperto che il cambiamento non ha età: le nostre cellule neuronali sono guidate da una “danza plastica” che dura tutta la vita. Se fino ad oggi si pensava che i comportamenti, le attitudini di una persona non potessero cambiare, ora potremmo quasi affermare che non è cosi. Grazie ai risultati di studi recentissimi, si aprirà l’orizzonte e probabilmente, speriamo, anche i pensieri “stereotipati dell’essere umano”. Numerosi studi hanno affermato che il nostro cervello è capace di un rimarcabile rimodellamento (plasticità) in risposta alle esperienze. Si era già a conoscenza di questo, quello che però non si sapeva è che questa eccellente plasticità in risposta alle esperienze dura tutta la vita. L’apprendimento non ha età, e ci sono studi a riguardo che dimostrano quanto l’impegno intellettuale, sociale e fisico possa prevenire malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e/o ritardarne i disastrosi danni. Non si sapeva ancora però che anche la personalità non ha età. Gli studi recenti hanno dimostrato per quanto riguarda questo tipo di demenza, ma anche nella maggior parte delle patologie, quanto il cibo, l’ambiente, dunque l’epigenetica, possa influenzare la predisposizione e/o la progressione di tali patologie. Ma dimostrano che anche la personalità viene modulata realmente dall’epigenetica, che i segnali provenienti dall’ambiente possono causare adattamenti sia diffusi sia localizzati. A livello delle singole cellule la struttura e la funzione cambiano continuamente con l’ambiente danzando per tutta la vita in una “danza plastica”. Inoltre alcune esperienze, come lo stress o l’esercizio fisico, influenzano la crescita, la sopravvivenza e il destino dei neuroni neonatali, registrando tali informazioni e trasmettendole alle cellule figlie. Dunque risulta che il nostro misterioso cervello, sia popolato da altri tipi cellulari che solo ora, e dopo più di 10 anni di studi e sinergie di conoscenze, grazie a strumenti di ultima generazione sono stati identificati.
Dunque se è vero che la Repubblica siamo noi, per una Repubblica migliore e una qualità della vita migliore, vale la pena riprendere i nostri diritti e i nostri doveri di cittadini aprendosi al cambiamento, con piccoli gesti anche quotidiani, di vecchie abitudini e modelli di comportamento, che hanno già ampiamente dimostrato di creare danni all’ambiente e quindi a noi stessi. In fondo “C’è del buono in questo mondo, padron Frodo” – diceva il fedele Sam nel Signore degli Anelli – “È giusto combattere per questo”.

M. A. Melissari

2 giugno 2022

Scelte sostenibili

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