Storie di un amore e della seta che videro protagonista il gelso bianco (Morus Alba)

La storia di Piramo e Tisbe, raccontata da Ovidio nelle sue “Metamorfosi”, è la madre di tutte le storie di grandi amori sfortunati: erano due giovani che si amavano, ma le famiglie li volevano divisi. Vivevano vicini e potevano solo , non visti, parlare attraverso una fessura sul muro che divideva le loro proprietà. Decisi a vedersi fuggirono dandosi appuntamento sotto un vecchio gelso dai candidi frutti bianchi. Tisbe giunse per prima ma si spaventò quando una belva di passaggio passò proprio da quelle parti e corse a nascondersi perdendo il velo. La bestia di passaggio inzaccherò il velo abbandonato e lo macchiò del sangue che ancora lordava le sua testa appena saziata e si allontanò. Piramo giunse di li a poco e trasse le ovvie, anche se sbagliate, conclusioni: – io sono la causa di questo, io che nemmeno ho avuto il buonsenso di arrivare per primo! – e si pugnalò a morte. Il fiotto del suo sangue intrise i candidi frutti e annaffiò le radici del gelso.
Quando Tisbe ritornò non riconobbe l’albero tanto mutato. Si sentì perduta e quando vide il corpo dell’amato, capì che cosa era successo: anch’ella si tolse la vita.
La seta e il “trucco” dell’antico Impero cinese
Il gelso bianco è originario del lontano Oriente e i furbissimi cinesi fecero credere a tutti che la seta, di cui tutti andavano pazzi e che pagavano a peso d’oro, fosse una fibra vegetale che si raccoglieva dagli alberi di gelso. Custodirono gelosamente il segreto della vera origine di questo tessuto “magico” per 3000 anni. I mercanti romani e i bizantini affrontavano un viaggio proibitivo per ottenere la seta, un viaggio che poteva durare anni attraversando territori ostili e poco praticati (la Via della Seta è stata la rotta commerciale via terra più significativa della storia e ha favorito lo scambio di merci, religioni e culture tra Asia e Europa, NdR). Solo nel 550 d.c. Giustiniano spedì due monaci alla ricerca del segreto della seta e questi riuscirono a portare a casa alcuni bozzoli dei bachi della seta, nascosti nei loro bastoni da viaggio (che erano di ferula) e qualche seme di gelso. Nel XII secolo si cominciò a fare più seriamente e piano piano, scoperto lo strano rapporto di simbiosi tra i gelsi ed il baco da seta, la produzione di questo materiale si diffuse in tutta Europa e con essa anche la coltivazione del gelso bianco. Fino agli anni ’50, quando l’industria della seta subì un definitivo ridimensionamento e si smise di coltivare gelsi a questo scopo.
Eppure il gelso bianco continua a destare interesse soprattutto per le sue potenzialità medicinali. Ad oggi le sostanze estratte da questa pianta con riconosciuti effetti farmacologici sono più d’una e sembra possano essere impiegate anche in terapie antileucemiche.
Le proprietà dei gelsi
Frutto di giugno e luglio, spesso non considerato come dovremmo, ha delle proprietà di rispetto: i gelsi bianchi sono ricchi di vitamine A, B, C, proteine, tannini, rutina, sono anche una buona fonte di ferro, circa 185 mg per 100 gr di frutto. E’ anche un potente antibatterico, soprattutto per quanto riguarda quelli presenti nella bocca, ristabilendone un buon equilibrio. Il gelso bianco è anche lassativo, decongestiona, tonifica e rinfresca. Infatti, viene utilizzato dalla medicina tradizionale come rimedio diuretico, astringente, antisettico, espettorante, antipiretico e antipertensivo. Non è una cattiva idea quindi consumare almeno in questo periodo un po’ di questi frutti che si possono trovare anche ai bordi delle strade di campagna, dove si possono cogliere a costo zero. Il gelso, inoltre, viene sfruttato anche dalla medicina omeopatica, dove lo si può facilmente trovare sotto forma di tintura madre, gocce orali e granuli.

Dove piantare il gelso?
Scegliete un punto dell’orto o del giardino in cui la sua chioma abbia spazio a sufficienza per espandersi, soleggiato o, in alternativa, anche a mezz’ombra. Si adatta molto bene ai diversi climi, resiste alle temperature basse (fino a -15°), cresce bene vicino al mare, in collina, in montagna e… persino in città!
Massimo Luciani – Etnobotanica
8 giugno 2022
Storie di alberi e piante
Foto: Piramo e Tisbe – ©The British Library Board