Populus nigra è il suo nome scientifico: deriva dal latino e, secondo una tradizione, sarebbe da legare a popolus, “popolo”, perché la sua folta chioma mossa dal vento produce un brusio che ricorda quello della folla. Un’altra diffusa credenza fa derivare il nome Piazza del Popolo di Roma dall’antica presenza di un boschetto di pioppi neri.

Il mito narra che quando Fetonte seppe della sua discendenza divina e volle provarla e si recò dal padre Elios, il sole. Da questi ottenne di guidare il carro in cielo. Salì tanto in alto che gli animali delle costellazioni lo intimorirono ed egli allora spinse il carro vicino al suolo, troppo vicino, causando aridità e deserto, bruciò la pelle degli uomIni dell’Africa e ne asciugò i fiumi. Zeus si preoccupò avvertito dagli altri Numi e nella concitazione del momento non seppe far meglio che precipitarlo nell’Eridano (nome greco per indicare il fiume Po) dove, secondo Esiodo, Fetonte annegò. Tre delle sue sorelle, le Eliadi, assistettero alla scena disperate. Le lacrime del loro pianto si tramutarono nell’ambra che oggi conosciamo e gli dei impietositi le mutarono in alti pioppi, allineandole lungo l’argine per vegliare dolenti in riva al fiume, tramandando il ricordo perpetuo di quella sventura.
Il pioppo nero, assieme al salice, é l’albero che forma gli oscuri boschi di Persefone che segnano il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Le foglie del Pioppo nero appaiono sulla pagina superiore di color verde scuro mentre in quella inferiore di coloro verde molto chiaro. Questa particolarità, sempre secondo i miti greci, fa del Pioppo il simbolo del confine fra la terra e il regno degli inferi. Proprio per questo motivo, quest’albero rappresenta, nel calendario celtico l’equinozio d’autunno che demarca il passaggio del Sole dalla parte settentrionale a quella meridionale dello zodiaco, ovvero agli inferi della stagione invernale.
La corteccia del pioppo, ricca di tannini, è febbrifuga e dalle gemme si estrae una resina con attività tonica, diuretica e anticatarrale. Questa resina è una delle principali fonti da cui le api ottengono i costituenti della propoli.
I numerosissimi piumini di cui sono ricoperti i semi, producono in estate tappeti bianchi e soffici. Al contrario di quel che si può pensare non sono essi a causare l’allergia ma i pollini degli amenti maschili. I piumini dei semi erano invece utilizzati per formare imbottiture per cuscini o strati isolanti.

Il legno di pioppo non é stato mai molto apprezzato in falegnameria perché fragile e leggero e veniva utilizzato solo qualora servisse la stabilità della forma dopo l’essiccazione. Il pioppo non si deforma e per questo se ne faceva tavole da pittura. Leonardo dipinse la Gioconda su tavola di pioppo.
Nel medioevo ci si facevano i patiboli confermando così la sua fama maledetta.

Eppure ogni pioppo nero è da solo un ecosistema: vivendo vicino all’acqua ospita almeno una parte del ciclo vitale di molti macro invertebrati acquatici. Può ospitare anche 500 specie di insetti: efemerotteri, tricotteri, coleotteri, che trovano il loro habitat ideale tra i nodi del tronco; insetti che a loro volta saranno predati da rettili, uccelli, piccoli mammiferi che trovano lo spazio per annidarsi o intanarsi tra le radici che letteralmente, contengono l’argine.
Gli estesi boschi ripariali di un tempo sono molto ridimensionati, ma creano delle fasce di biodiversità che intessono il territorio italiano come una rete ecologica, come un giubbotto salvagente.
Massimo Luciani – Etnobotanica
30 ottobre 2022
Foto: Massimo Luciani
Storie di alberi e piante