Bere acqua del rubinetto non fa venire i calcoli renali

La scienza ha dimostrato quanto sia falsa la convinzione che l’acqua del rubinetto, anche quella ad elevato residuo fisso, vale a dire ricca di sali di calcio e magnesio, possa favorire la formazione di calcoli renali

La tradizione popolare ha tramandato questa credenza che spinge molti a rinunciare all’acqua del rubinetto, anche quando è “buona” perché ricca di calcio come quella di Roma, e ad acquistare le cosiddette “acque leggere” o moderatamente oligominerali povere di residui e di sali per evitare la formazione di calcoli. Una credenza che non è giustificata da evidenze scientifiche. La concentrazione di calcio presente nell’acqua potabile di casa infatti non provoca un aumento di calcoli renali. Non a caso negli ultimi tempi gran parte delle case produttrici di acqua in bottiglia pubblicizzano i loro prodotti vantando i meriti proprio del loro contenuto in calcio, così importante per la salute e la longevità delle ossa.

Si è infatti spesso associato il calcare che si forma sui sanitari come l’origine anche dei calcoli che si depositano nei reni. Il calcare è un composto presente in natura: nell’acqua di mari, fiumi e laghi e in moltissime tipologie di rocce ed è presente anche nell’acqua che beviamo, sia del rubinetto che della bottiglia di plastica. Ma il calcare è un sale di calcio, il carbonato di calcio (CaCO3), che non si scioglie bene in acqua grazie alla forza della molecola di acido carbonico che satura la molecola di calcio e la aggancia saldamente. Ciò significa che ha una bassa solubilità e per questo quando l’acqua in cui è disciolto evapora e in assenza di sostanze acide, si attacca e si incrosta sulle superfici come accade sui rubinetti e sulle pareti dei box doccia e, per essere eliminato, richiede l’uso di un prodotto di pulizia con componenti acidi. Ma questo non significa automaticamente che si depositi allo stesso modo sui reni dell’uomo fino a formare i temuti calcoli e questo per due motivi provati scientificamente.

Intanto quando si beve acqua del rubinetto, il carbonato di calcio presente viene completamente trasformato dai succhi gastrici dello stomaco (che sono acidi) in calcio biodisponibile, cioè libero (Ca2+) e quindi facilmente assimilabile dal nostro organismo. Inoltre, diversamente da quello che si possa pensare, i calcoli renali non sono formati da calcare, ovvero carbonato di calcio: nel 75% dei casi sono composti, infatti, da un altro tipo di sale, l’ossalato di calcio (CaC2O4). Nel restante 25% dei casi sono formati da fosfato di calcio, fosfato di ammonio, fosfato di magnesio, acido urico o cistina. Dunque la composizione chimica del calcare e dei calcoli è completamente diversa, sebbene abbiano la stessa radice che richiama il calcio.

Insomma, la formazione dei calcoli, per lo più costituiti da ossalato di calcio, dipende in molti casi da una predisposizione individuale o familiare, in quanto il rischio è più elevato se ci sono in famiglia altre persone che ne soffrono. In caso di predisposizione è ancor più essenziale bere in abbondanza e di frequente nell’arco della giornata, senza per questo temere che la concentrazione di calcio presente nell’acqua del rubinetto possa favorire la formazione di calcoli.
È stato dimostrato infatti che anche le acque minerali ricche di calcio sono addirittura utili nella prevenzione della calcolosi renale mentre, viceversa, una dieta povera di calcio può aumentare il rischio di sviluppare questa patologia. È bene inoltre evidenziare che, essendo il calcio un elemento essenziale per la salute, la sua assunzione non va ridotta a meno che non sia un medico a prescriverlo.

Tra le principali cause dei calcoli renali troviamo la scarsa assunzione di liquidi,
diete squilibrate, sovrappeso, sedentarietà, e malassorbimento intestinale

Uno dei principali motivi in generale della formazione di calcoli renali, anche se non dovuta ad una predisposizione genetica, è comunque la disidratazione.
Il miglior modo per prevenire i calcoli renali è bere 2-3 litri di acqua al giorno; così facendo le urine sono più diluite e si evita che i prodotti di scarto diventino troppo concentrati e formino i calcoli. Per capire se le urine sono diluite bisogna guardarne il colore: più è scuro, più sono concentrate. Bevande come il tè, il caffè e il succo di frutta possono essere considerate ai fini di raggiungere la quota giornaliera di liquidi consigliati, ma l’acqua resta la bevanda più salutare e la migliore per prevenire la formazione dei calcoli renali. Per prevenirli ciò che conta di più è la quantità totale di liquidi che si assumono nell’arco della giornata, quantità che dovrà essere adeguata a consentire una corretta diluizione delle urine. Per questo motivo, in presenza di un’abbondante sudorazione come avviene ad esempio nei mesi estivi o in caso di un’intensa attività fisica, la quantità di liquidi da assumere dovrà essere maggiore per compensare i liquidi persi, prevenire la concentrazione di sali delle urine e quindi la formazione di calcoli, e ripulire costantemente i reni. La diluizione e l’aumento del flusso dell’urina aiuta certamente a ridurre la formazione dei cristalli di sali che vengono così più facilmente espulsi, con il conseguente aumento del “plin plin“, prima che possano depositarsi nel tempo in dimensioni tali da creare problemi al loro passaggio nelle le vie urinarie.

Anche ciò che si mangia infine può contribuire alla formazione di calcoli. Sono considerati fattori di rischio, in particolare, l’eccessivo consumo di sale (cloruro di sodio) e di proteine animali. Una dieta equilibrata, con poche proteine animali (formazione di calcoli da acido urico e cistina), ricca di frutta e verdura, a ridotto contenuto di sodio ma a normale contenuto di calcio, svolge quindi un ruolo sicuramente protettivo per l’organismo.

di Redazione

Fonte: Istituto Superiore di Sanità

4 marzo 2023

Alimentazione consapevole

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