Mobilità sostenibile in Italia: una sfida complessa che richiede la collaborazione di molte competenze diffuse nel Paese

Un primo passo finalmente verso la mobilità sostenibile che l’Italia si appresta ad affrontare nell’ambito del PNRR e che unisce 25 Atenei e Centri di Ricerca e 24 grandi imprese, protagoniste del mondo della mobilità e delle infrastrutture

Nei prossimi decenni la sfida principale per la mobilità del futuro sarà ridurre drasticamente le emissioni raggiungendo il più alto livello di sostenibilità possibile a livello globale. La mobilità sostenibile è così diventata una delle vie principali per ridurre l’inquinamento dell’aria e il rumore, abbattere i consumi di energia proveniente dai combustibili fossili, tutelare la salute e gli spazi pubblici, considerando che in Italia il settore dei trasporti è responsabile del 49% delle emissioni inquinanti e la maggior parte delle polveri sottili disperse nell’atmosfera derivano dal traffico stradale.
Ci sarà, quindi, un rafforzamento della catena di sviluppo nella ricerca e nell’economia, con un potenziamento di meccanismi di trasferimento tecnologico per consentire una solida ed efficace transizione verde, il raggiungimento della neutralità di carbonio entro il 2050 e una trasformazione digitale per un servizio di mobilità efficiente e inclusivo.

Si passa dalle parole ai fatti. Spesso in Italia è un’operazione non semplice ed è quindi legittimo mettere enfasi sulla notizia della creazione del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, perché si tratta di una delle più importanti conseguenze di quanto indicato nel PNRR. Infatti, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede espressamente nella sua Missione 4.2, titolata Dalla Ricerca all’Impresa, “il finanziamento della creazione di centri di ricerca nazionale, selezionati con procedure competitive, che siano in grado di raggiungere, attraverso la collaborazione di Università, centri di ricerca e imprese, una soglia critica di capacità di ricerca e innovazione”. Un parterre pubblico-privato che conta complessivamente 49 attori distribuiti su tutto il territorio nazionale, che utilizzeranno risorse complessive per 394milioni di euro nei primi 3 anni (2023-2025). I ricercatori dedicati sono 696 mentre quelli neoassunti 574.

In questa logica, si legge, il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile ha l’ambizione di divenire uno strumento importante per la crescita e lo sviluppo del settore della mobilità, con un obiettivo che viene così esplicitato: accompagnare la transizione green e digitale in una ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del Paese. In questo contesto, agirà come un ecosistema innovativo di eccellenza in grado di favorire l’innovazione attraverso l’utilizzo sistemico dei risultati della ricerca da parte dell’intero sistema produttivo. In altre parole passare dalla ricerca all’impresa in un’ottica di filiera e di collaborazione estesa. Punti di forza saranno progetti ad alta maturità tecnologica con il preciso intento di dare una risposta concreta ai bisogni del Paese in una prospettiva di lungo termine che superi la scadenza del 2026. Sembra questa perciò l’occasione per attuare riforme strutturali improcrastinabili.

Sempre più rilevanti sono i temi legati alla decarbonizzazione, alla decongestione stradale, alla mobilità smart, alla sicurezza dei veicoli e delle infrastrutture, all’accessibilità, all’inserimento nel mercato di nuove professionalità e competenze. Attraverso specifici programmi e attività di ricerca e innovazione si punta, tra l’altro, a promuovere una “mobilità sostenibile” innovativa con nuove soluzioni leggere, nuovi sistemi di propulsione, carburanti a idrogeno ed elettrici, a rendere più sicuro il sistema di mobilità con prodotti e processi digitali per favorire la gestione intelligente, il monitoraggio e la manutenzione predittiva, riducendo gli incidenti mortali. Tra gli obiettivi c’è anche aumentare la resilienza e l’efficienza dei sistemi di mobilità, con soluzioni e servizi per il trasporto pubblico e privato, creare una mobilità personalizzata e accessibile che permetta una nuova inclusione sociale e rafforzare la filiera, la competitività nazionale e la visibilità internazionale.

Saranno cinque i vettori del progetto, ovvero le aree e gli ambizioni tecnologiche di maggiore interesse: mobilità aerea; veicoli stradali sostenibili; trasporto su acqua; trasporto ferroviario; veicoli leggeri e mobilità attiva. Il Centro Nazionale si occuperà di rendere il sistema della mobilità più “verde” nel suo complesso e più “digitale” nella sua gestione, attraverso soluzioni leggere e sistemi di propulsione elettrica ea idrogeno; sistemi digitali di riduzione degli incidenti; soluzioni più efficaci per il trasporto pubblico; un nuovo modello di mobilità accessibile e inclusiva. Il Centro è strutturato secondo l’impostazione Hub&Spoke, ovvero con un punto centrale a Milano e 14 nodi distribuiti in modo capillare da Nord a Sud, a garanzia di quel riequilibrio territoriale alla base delle iniziative indicate dal PNRR e grande obiettivo di modernizzazione del Paese.

L’ente appena nato insomma vuole essere una risposta concreta, che speriamo sia raggiunta, ai bisogni di crescita di un settore chiave per l’economia che da solo si stima raggiungerà un valore complessivo di 220 miliari di euro nel 2030, assorbendo il 12% della forza lavoro. In questo contesto, si inseriscono le istituzioni comunitarie che spingono per il raggiungimento di una nuova mobilità sostenibile secondo le indicazioni del Green New Deal.

Paolo Serra

21 maggio 2023

Mobilità sostenibile

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...