di Redazione

Far crescere i bambini accanto ad ampie aree verdi è il miglior strumento di prevenzione per la loro salute. E’ una sintesi efficace delle conclusioni di una ricerca pubblicata sulla rivista «Environmental Health», condotta su un gruppo di bambini in età scolare che vivono un sobborgo di Palermo ad alta densità di edifici. A essere coinvolti sono stati 244 bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni che frequentano due scuole diverse. A loro è stato chiesto di compilare un questionario per la valutazione dei sintomi respiratori, allergici e generali, per poi incrociarli con gli indicatori individuali di esposizione ambientale sia al «greenness» [livello di esposizione al verde] e al «greyness» [grigiore, indicatore delle aree cementificate] sia al biossido d’azoto. Gli istituti coinvolti (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Dipartimento di epidemiologia del Lazio, Agenzia Europea per l’Ambiente, Arpa Emilia-Romagna) hanno messo assieme i diversi dati: esposizione al verde, composizione del territorio, esposizione individuale al biossido di azoto e vicinanza a strade ad alto traffico. Una bassa esposizione al «greenness» è risultata associata a un più alto rischio di sintomi nasali (naso chiuso, naso che cola e prurito). I bambini che vivevano in aree di tessuto urbano continuo, hanno riportato anche in più sintomi oculari e generali (come cefalea e stanchezza) rispetto a quelli che vivono in aree meno cementificate. Il rischio dei sintomi oculari (bruciore, lacrimazione, sensazione di sabbia negli occhi) e nasali sembrano inoltre aumentare per i piccoli che vivono a meno di 200 metri da una via ad alto traffico. La conclusione, dunque, è che sarebbe necessaria una pianificazione urbana sostenibile che sia anche a misura di bambino.
Secondo un altro studio centrato sullo sviluppo cerebrale infantile e pubblicato sulla rivista «Environmental Health Perspectives», i piccoli che crescono accanto a spazi verdi hanno un volume maggiore di materia bianca e grigia in alcune aree del cervello e queste differenze anatomiche, rispetto ai coetanei, hanno effetti benefici sulle funzioni cognitive. Nel corso della ricerca, condotta su un gruppo di 253 scolari di Barcellona, il parametro relativo all’esposizione allo spazio verde è stato stimato utilizzando informazioni satellitari sugli indirizzi dei bambini, mentre l’anatomia del cervello è stata studiata usando immagini di risonanza magnetica 3D ad alta risoluzione. L’analisi dei dati ha mostrato che l’esposizione a lungo termine al verde era positivamente associata al volume di materia bianca e grigia in alcune parti del cervello, quelle che si sovrapponevano parzialmente a quelle associate a punteggi più alti nei test cognitivi. Inoltre i massimi volumi di materia bianca e grigia si sono rivelati associati ad una migliore memoria di lavoro, (relativa al mantenimento temporaneo delle informazioni e alla loro elaborazione) e ad una minore disattenzione.