Vi sono tanti modi in cui l’Uomo può riflettere.
Un verbo che può essere utilizzato transitivamente, intransitivamente ed anche in modo riflessivo. Posso riflettere il mio animo in una immagine particolarmente significativa; essere io stesso il riflesso di questa stessa immagine; oppure specchiarmi nella profondità della natura. In tutti e tre queste modalità è comunque necessario fermarsi. Non possiamo riflettere se la velocità con cui viviamo è eccessiva, perché è necessario un pensiero lento, una meditazione quasi senza tempo.
Charles Baudelaire (I fiori del male, Feltrinelli, Milano, 1996 )
Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell’infinito svolgersi dell’onda
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l’abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!
E questa poesia, del grande autore francese, ci permette, in effetti, di riflettere in tutti e tre questi modi. Ciò su cui, però, vorrei meditare insieme a voi è scritto nel titolo di questo breve articolo: Il bosco di mare. Sì, perché molto spesso crediamo che il mare e il bosco, il mare e i monti, siano qualche cosa di diverso nella realtà e nella nostra mente, e quando diciamo di preferire l’uno all’altro lo affermiamo come se ci fosse una differenza reale, fra queste due meravigliose nature. Bene, io credo di no, e provo a spiegarlo.
Le ricerche scientifiche dimostrano come la nostra mente sia particolarmente attratta da tutto ciò che nel mondo, nella realtà intorno, si presenta senza contorni definiti, senza un perimetro che ne determini la forma precisa. Non si vuole dire che la nostra mente sia insensibile alle forme delle cose, degli oggetti, e degli elementi naturali. Ma si intende porre l’attenzione su quanto la mente sia incuriosita di fronte a quegli elementi che in realtà sono scarsamente definiti. E questo avviene perché amiamo la creatività, amiamo entrare a far parte del mondo attribuendo un senso al nostro starci. Ognuno di noi desidera dare una forma a ciò che in apparenza sembra non averla.
Tutti noi sappiamo quanto sia divertente individuare nelle nuvole una forma a noi familiare. Che sia una volta un animale, un’altra un albero, oppure ancora qualche artefatto umano. Oppure, individuare i diversi colori che il mare assume, durante il succedersi delle onde, e pensare a quello che è nascosto ai nostri occhi e che vive al di sotto di quei colori. Oppure, cercare tra le fronde degli alberi quei giochi di luce all’interno dei quali immaginiamo di trovarci anche noi, come potessimo diventare immediatamente portatori di forme.
Grazie a questi esercizi della nostra mente, con i quali creiamo le forme che meglio ci riflettono, il bosco, il mare e il cielo rappresentano l’occasione naturale e concreta per esercitare questa meravigliosa abilità umana. Ecco perché nel bosco, mentre passeggiamo ascoltando il fruscio del vento che incontra rami e foglie, oppure quando siamo in mare, attenti alle onde che si infrangono sugli scogli, nella spiaggia, oppure ancora sulla fiancata della nostra barca, riusciamo a scoprire in noi stessi la parte più recondita del nostro animo. Nella ricerca delle forme troviamo noi stessi, meditiamo sul significato profondo della nostra esistenza, continuando a porci le domande che l’intera umanità si pone da quando è su questa terra.
Eh, sì. È così, per tutti, ovunque. Senza differenze di luoghi, culture, persone e tempo.
Non dimentichiamo che è molto più importante farsi le domande, che trovare le risposte.
Alessandro Bertirotti