La scelta non più rimandabile della “resilienza trasformativa”

La pandemia fa male allo sviluppo sostenibile

Gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU

Se l’Italia era già indietro prima della pandemia nell’attuazione degli Obiettivi dell’Agenda ONU 2030, il Rapporto ASviS appena presentato parla di un ulteriore peggioramento per il 2020. La scelta di un percorso di “resilienza trasformativa” è sempre più urgente e richiede prima di tutto un utilizzo coerente delle risorse UE e di quelle nazionali in direzione della sostenibilità.

Il Portavoce dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) Enrico Giovannini:
Abbiamo perso 5 anni su 15 per attuare l’Agenda 2030. L’accordo del 2015 non è stato preso abbastanza seriamente dalla classe dirigente, dalla politica e dall’opinione pubblica e così l’Italia mancherà molti dei target fissati al 2020. La crisi in corso rischia di allontanarci dal sentiero verso l’Agenda 2030, ma la scelta dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile consente di cambiare direzione.

Sarebbe davvero un grave errore pensare di ripristinare la situazione in cui ci trovavamo prima dell’emergenza Covid-19, che deve invece rappresentare un momento di rottura. Dalla pandemia in poi, l’obiettivo è avere una società più resiliente, in grado di rispondere a future crisi, e soprattutto trasformata, cambiata nel profondo e indirizzata verso un nuovo modello di sviluppo che sia sostenibile nella più ampia accezione (economica, sociale e ambientale), come definito dall’Agenda 2030 dell’ONU (firmata dai 193 Paesi dell’Onu il 25 settembre 2015) e dai suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, gli SDGs (Sustainable Development Goals). A quanto pare, però, il percorso è ancora lungo.
Perché, se per l’Italia il percorso verso l’Agenda 2030 dell’Onu appariva già in salita prima della crisi, oggi diventa ancora più difficile: nel 2020, infatti, si registrerà un peggioramento per 9 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS mostrano che la pandemia fa male allo sviluppo sostenibile. Mentre secondo i dati per il 2018 e il 2019 l’italia era migliorata per quattro Obiettivi (povertà, condizione economica e occupazionale, economia circolare e istituzioni efficienti), era rimasta stabile per dieci (alimentazione, salute, istruzione, disuguaglianze di genere, sistemi igienico-sanitari, energia, disuguaglianze, cambiamento climatico, ecosistemi terrestri, partnership) ed era peggiorata solo per due (innovazione e città), i dati provvisori disponibili per il 2020 mostrano invece un arretramento per nove Obiettivi (povertà, alimentazione, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, innovazione, disuguaglianze, partnership), un miglioramento solo per tre (l’economia circolare, la qualità dell’aria e i reati). Per i cinque rimanenti non è stato possibile valutare ancora l’effetto della crisi.
Per questo bisogna intraprendere immediatamente il cammino verso una transizione ecologica “giusta”, capace di generare nuova occupazione e sviluppo economico e sociale, utilizzando in modo coerente le risorse Ue e nazionali per rilanciare il Paese in un’ottica di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

il Rapporto ASviS analizza anche le novità legislative dell’ultimo anno e il fortissimo impegno finanziario per ridurre gli effetti della crisi in atto. Se la Legge di Bilancio per il 2020 era stata la più orientata allo sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi in risposta alla pandemia sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità. Nei cinque Decreti-legge analizzati, 436 articoli (54%) sono orientati alla protezione, 158 (19%) alla promozione, 98 (12%) alla trasformazione, 73 (9%) alla preparazione, 43 (5%) alla prevenzione. In molti casi, gli interventi avrebbero potuto essere disegnati con una visione più orientata a prevenire nuovi shock e a preparare il mondo economico e sociale ad un nuovo assetto più sostenibile, sfruttando anche gli orientamenti che stanno emergendo nella parte più innovativa del mondo imprenditoriale e della finanza.

Per cambiare direzione, e proprio in vista della definizione del “Piano di ripresa e resilienza”, il Rapporto definisce quindi alcuni orientamenti per il nostro Paese:

  • la costruzione di una seria e dettagliata strategia di sviluppo sostenibile per fornire una visione solida e coerente dell’Italia al 2030;
  • il rafforzamento delle strutture della Presidenza del Consiglio per assicurare il coordinamento delle azioni rispetto ai diversi Obiettivi dell’Agenda 2030;
  • il forte coinvolgimento delle Regioni, delle Province e dei Comuni nel disegno e nell’attuazione delle politiche per conseguire gli SDGs;
  • la predisposizione di un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, con un forte ruolo di coordinamento da parte del Comitato interministeriale per le politiche urbane opportunamente riformato;
  • l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) per allinearlo agli obiettivi europei e l’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici;
  • la creazione, presso la Presidenza del Consiglio, di un Alto consiglio per le politiche di genere, per coinvolgere in modo continuativo la società nella programmazione e valutazione delle politiche contro le disuguaglianze di genere;
  • il coinvolgimento dei Ministeri per inserire le azioni volte al raggiungimento degli SDGs nella loro programmazione operativa;
  • l’inserimento nella Relazione illustrativa di tutte le proposte di legge di iniziativa del Governo di una valutazione ex-ante dell’impatto atteso sui 17 SDGs e sui singoli Target, per assicurare la coerenza delle politiche pubbliche;
  • la predisposizione di una Legge annuale sullo sviluppo sostenibile, per disporre di un veicolo normativo destinato a introdurre modifiche di carattere ordinamentale con un’ottica sistemica ispirata all’Agenda 2030.

Giovannini: “I prossimi mesi saranno cruciali per disegnare e impostare le politiche pubbliche del prossimo triennio. La domanda di scelte pubbliche e private a favore dello sviluppo sostenibile non è mai stata così forte dato la crisi ha chiarito le profonde interazioni tra dimensioni ambientali, sociali, economiche e istituzionali del nostro mondo, cioè i quattro pilastri dell’Agenda 2030. L’Unione europea ha indicato la strada da percorrere e l’Italia può essere protagonista di questa trasformazione per coglierne gli enormi vantaggi. L’Italia del 2030 può essere molto migliore di quella che avevamo un anno fa. Per questo non si deve tornare indietro. Visione, coraggio, innovazione, persistenza e partecipazione sono indispensabili per realizzare un’Italia più sostenibile e il patrimonio di conoscenze e impegno civile delle centinaia organizzazioni aderenti all’ASviS sono a disposizione delle istituzioni nazionali e locali per fare, qui e ora, le scelte migliori possibili, “senza lasciare nessuno indietro”.

di M. A. Melissari

8 ottobre 2020

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...