
aaaa
La gestione e la promozione del territorio, la valorizzazione delle buone pratiche rurali, l’ecoturismo, la tutela della biodiversità, l’impulso e lo sviluppo delle coltivazioni biologiche: obiettivi che grazie all’approvazione della Legge sui biodistretti, hanno reso il Lazio, la prima delle regioni in Italia a promuovere un modello di sviluppo ecosostenibile attraverso la diffusione di un modello partecipativo dal basso impegnato e rivolto allo sviluppo e alle vocazioni territoriali.
L’approvazione, il 5 novembre scorso, da parte della Giunta del Regolamento Regionale recante “Disposizioni per la disciplina e la promozione dei biodistretti”, tende ad integrare e a completare la normativa di riferimento esistente. La proliferazione, lo sviluppo e la disciplina dei biodistretti – aree geografiche omogenee con vocazione all’agricoltura biologica – saranno, grazie a questo Regolamento, garantiti nell’ottica e con la finalità di diffondere la cultura del biologico in una compatibilità territoriale e nel rispetto dei principi internazionali.
I biodistretti sono organizzazioni nate spontaneamente negli anni scorsi. Nella definizione che dà la nuova legge del Lazio, il biodistretto è un’area geografica omogenea con vocazione all’agricoltura biologica, dove i vari soggetti che operano nel settore “stringono un patto di solidarietà – si legge nella relazione – per la gestione sostenibile del territorio, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo”. In pratica sI mettono in rete amministrazioni locali, produttori, consumatori per promuovere un modello di sviluppo ecosostenibile.
Ci sono 30 biodistretti in tutta Italia, di cui 3 nel Lazio, a Viterbo. a Frosinone e nella zona di Fiumicino e Cerveteri, il Biodistretto Etrusco Romano le cui aziende, tra cui alcune operano in aree della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, ricoprono una superficie di oltre 1.000 ettari. Il Ministero dell’Agricoltura ha iscritto il Biodistretto Etrusco Romano, insieme a solo altre sette realtà territoriali del Lazio, al “Distretto del cibo” permettendo così alle aziende di accedere al 50% a fondo perduto dell’investimento per progetti migliorativi delle aziende.
Come funziona
Con questa legge, la prima in tutta Italia, si prevedono le forme in cui può nascere ed essere gestito un biodistretto, le forme di intervento regionale, attraverso l’istituzione di un fondo specifico per la promozione dei biodistretti, per realizzare studi di settore, azioni informative e di educazione alimentare, partecipazione a concorsi o fiere, diffusione di conoscenze scientifiche, pubblicazioni e siti web.
La Regione individua e riconosce i diversi biodistretti, secondo una serie di parametri precisi (la presenza preponderante di sistemi di coltivazione, allevamento e trasformazione alimentare a carattere biologico, la qualità ambientale del territorio, l’identità storica e territoriale omogenea, la presenza di zone paesagisticamente rilevanti).
Un comitato costituito fra gli enti locali e i soggetti rappresentativi del sistema economico e sociale che operano nella zona e costituiscono un soggetto gestore, può presentare il piano per l’istituzione di un biodistretto alla Giunta regionale che lo valuterà ai fini dell’approvazione della proposta. Il piano deve contenere gli obiettivi da raggiungere, i progetti messi in campo per l’uso razionale ed ecosostenibile delle materie prime e delle risorse energetiche, gli interventi per ridurre l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici, gli interventi per il recupero ambientale. Ha validità triennale, ma è articolato in programmi annuali, ai quali la Regione contribuisce, con modalità definite da una specifica delibera di Giunta.
Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale, sentite le commissioni consiliari competenti, adotterà un regolamento che dovrà contenere i criteri per individuare i soggetti che possono far parte del biodistetto, le modalità per l’elaborazione dei programmi annuali, le modalità per l’erogazione dei contributi previsti e per i controlli sull’utilizzazione dei contributi stessi.
Per ciascuna delle annualità 2020 e 2021 sono stanziati 150mila euro per la parte corrente e 200mila per gli interventi in conto capitale.
di Redazione
15 novembre 2020