Il prezzo per l’ambiente e la salute del Make up di uso quotidiano

Rossetti, lucidalabbra, mascara, cipria e fondotinta, ovvero alcuni dei prodotti più comuni per il makeup, contengono ingredienti in plastica. Greenpeace

Truccarsi è la più antica e forse la più appagante delle operazioni che noi donne facciamo per valorizzarci, per piacerci e per piacere. È per molte un’abitudine, un appuntamento quotidiano con sè stesse attraverso lo specchio, un’azione che favorisce il nostro benessere. Per moltissimo tempo però non si è chiesto come sono composti i prodotti da trucco che usiamo e con quali effetti le sostanze contenute possono interagire, a medio e lungo termine, con il nostro organismo. In tempi più recenti, invece, la crescente attenzione alla salute e all’ambiente ha acceso un riflettore anche su questi prodotti, oltre a molti altri in commercio, e ci sta facendo scoprire che molte delle proprietà dei trucchi più pubblicizzate, come ‘opacizzante’, ‘setizzante’, ‘illuminante’, sono ottenute con l’aggiunta di plastiche e microplastiche.
È risaputo ormai che col passare degli anni l’inquinamento da plastica è cresciuto in maniera esponenziale tanto da rappresentare un mostro nato per mano dell’uomo e di cui lo stesso uomo non riesce più a detenerne il controllo. Siamo circondati dalla plastica e conseguentemente dai rifiuti plastici: l’essere umano è ormai entrato in simbiosi con questo elemento, un legame indissolubile che sta portando interi ecosistemi al collasso, che nuoce alla salute umana, che ha di certo reso più comoda la nostra vita, ma è un comfort pagato a caro prezzo. La plastica è diventata fonte (mortale) di cibo per molte specie animali, l’uomo ha iniziato a starci a contatto sin da prima di nascere. Le microplastiche si trovano in ogni angolo del Pianeta, in mare, in montagna, addirittura nelle stratificazioni della neve, e anche l’uomo non è immune a questa contaminazione. Recenti ricerche condotte sulla placenta umana hanno mostrato come la plastica stia invadendo anche i nostri corpi; la respiriamo e possiamo anche ingerirla senza saperlo: nella placenta sono state trovate microplastiche, alcune in polipropilene e altre colorate con pigmenti impiegati in numerosi prodotti di uso comune come rivestimenti, vernici, adesivi ma anche cosmetici, smalto per le unghie e prodotti per la cura della persona.
La pandemia che stiamo vivendo ci insegna che dobbiamo cambiare il rapporto uomo-natura, favorendo una riconversione green dell’economia. Dobbiamo ridurre da subito e in modo drastico l’uso della plastica, indipendentemente dalla quantità impiegata, in qualsiasi settore merceologico e prodotto, soprattutto laddove ci sono alternative disponibili.

Rossetti, lucidalabbra, mascara, cipria e fondotinta, ovvero alcuni dei prodotti più comuni per il makeup, contengono ingredienti in plastica. La presenza di materie plastiche nell’industria della cosmetica era cosa già conosciuta, un fattore di pubblico dominio che non ha avuto il benché minimo impatto sul mercato del maquillage. Per questo Greenpeace ha condotto uno studio su un campione di prodotti da trucco più venduti nel nostro Paese: un’indagine che non lascia spazio a dubbi e che può realmente essere d’aiuto, soprattutto alle donne, che vogliono tutelare la propria salute e rispettare l’ambiente senza dover rinunciare ai piccoli piaceri della vita.
Tra i prodotti verificati, i mascara sono risultati quelli in cui gli ingredienti in plastica erano più frequenti (90 % dei prodotti controllati), seguiti da rossetti e lucidalabbra (85 %) e fondotinta (74 %). Si tratta di tipologie di prodotti non interessati dal divieto d’uso di microplastiche in vigore in Italia dall’inizio del 2020.
Bionike, Deborah, Kiko, Lancôme, Lush, Maybelline, Nyx, Pupa, Purobio, Sephora e Wycon: questi gli undici marchi presenti sul mercato italiano, oggetto dell’analisi chiamata“Il trucco c’è ma non si vede”. L’indagine, divisa in due fasi, ha dapprima verificato la lista degli ingredienti di ben 672 prodotti di makeup tramite una ricerca online sui siti web ufficiali delle case produttrici. Sono presenti ingredienti di plastica nel 79% dei prodotti di cui il 38% contenente microplastiche e il restante costituito da polimeri liquidi, semisolidi o solubili. «La categoria merceologica dove la presenza di ingredienti in plastica è risultata più frequente sono i mascara 90%, seguiti da rossetti e lucidalabbra 85%, fondotinta 74%, illuminanti 69% e ciprie 43%. Si tratta di tipologie di prodotti non interessati dal divieto d’uso di microplastiche in vigore in Italia dall’inizio del 2020. Le microplastiche sono più presenti in rossetti e lucidalabbra 56%, seguite da mascara 36%, illuminanti 31%, ciprie 28% e fondotinta con il 19%» si legge nel rapporto di Greenpeace.
Le cinque marche con le percentuali maggiori di prodotti con ingredienti in plastica sono risultate, nell’ordine: Lush. Maybelline, Deborah, Sephora e Wycon.

Numero di prodotti per categoria merceologica con ingredienti in plastica (solida, liquida, semisolida e/o solubile) e microplastiche.
Fonte: http://www.greenpeace.org

La seconda fase dell’indagine si è svolta in laboratorio dove è stata verificata la presenza di microplastiche in 14 prodotti degli undici marchi oggetto di analisi. I risultati indicano che «L’ingrediente in plastica più frequente è il Polyethylene, riscontrato in sei prodotti, presente sia sotto forma di microparticelle sferiche che di frammenti». Altre microplastiche presenti negli articoli di makeup sono il Polymethyl methacrylate, il Polyamide/Nylon 12 e il Polyethylene terephthalate (PET).
La ricerca online ha inoltre rilevato la presenza delle cinque principali materie plastiche contenute nei prodotti di makeup: il Polyvinylpyrrolidone (PVP) in 139 prodotti, seguito dal Polyethylene (132), Polybutene (115), Trimethylsiloxysilicate (78) e Nylon-12 (58). Grazie alle informazioni fornite dall’ECHA, l’Agenzia europea delle sostanze chimiche, Greenpeace sottolinea la pericolosità derivante dalla tossicità di tre materie plastiche in particolare:
Polybutene: presente in 115 prodotti di cosmetica, può creare danni se ingerita o se penetra nelle vie respiratorie, risulta altamente infiammabile, può provocare effetti nocivi di lunga durata per gli organismi acquatici e provoca irritazione cutanea;
Acrylates copolymer: presente in 55 prodotti, può causare a gravi irritazioni agli occhi e alla pelle e può causare irritazione anche alle vie respiratorie;
Vinyl dimethicone/methicone silsesquioxane crosspolymer: presente in 25 prodotti, può creare danni, risulta infiammabile quando si trova allo stato solido e diventa altamente infiammabile se allo stato liquido e gassoso.

Testing for microbeads, Greenpeace Science Lab, Exeter University

Come riconoscere la plastica
L’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), che fornisce la denominazione internazionale con cui vengono indicati in etichetta i diversi ingredienti di un prodotto cosmetico, come i trucchi, ci permette di conoscere il nome di tutti gli ingredienti, inclusi quelli in plastica, presenti in mascara, rossetti, lucidalabbra, illuminanti e ciprie che applichiamo su viso, labbra o sugli occhi. La lista degli ingredienti è abitualmente sulla confezione del prodotto mentre negli shop online non è sempre facile da trovare. In questo caso bisogna verificare se la lista è presente sul sito dell’azienda o, nel caso non ci sia, chiedere informazioni direttamente al vostro marchio preferito per ottenerla. Una volta ottenuta la lista puoi verificare la presenza di ingredienti in plastica.

Le proposte di Greenpeace
Esiste un’alternativa agli ingredienti di plastica? I polimeri addensanti presenti nei prodotti di makeup potrebbero essere facilmente sostituiti da soluzioni naturali quali, a esempio, l’amido o la pectina. L’efficacia di tali alternative è dimostrata da aziende che non usano ingredienti plastici come Purobio, brand italiano facente parte dell’indagine analizzata.
Secondo Greenpeace il processo utile alla graduale riduzione delle materie plastiche nell’ambiente dovrà necessariamente partire dall’eliminazione delle microplastiche primarie aggiunte volontariamente in molti prodotti di largo consumo. Tale azione passerà principalmente dall’assunzione di responsabilità delle aziende e dei governi. L’associazione ambientalista da tempo preme affinché il Ministero dell’Ambiente italiano sostenga con forza la proposta europea atta a vietare l’uso di microplastiche aggiunte in tutti i prodotti di uso comune. Quattro le proposte di Greenpeace per migliorare il progetto europeo:

  • vietare l’uso di ingredienti in plastica in forma liquida, semisolida o solubili e delle microplastiche sostituendoli con alternative biodegradabili, naturali e prive di impatto sull’ambiente e sulla salute. Per ottenere una norma efficace le varie sostanze dovranno essere sottoposte ad una regolamentazione di gruppo anziché per singola sostanza;
  • colmare le attuali lacune normative applicando concretamente il principio di precauzione per vietare l’uso di tutti quei polimeri in plastica dotati di scarsa biodegradabilità i cui effetti sull’uomo e sull’ambiente non sono oggi noti;
  • evitare che venga inserito un limite minimo di dimensione per identificare le microplastiche;
  • ridurre drasticamente i periodi di deroga proposti per le varie categorie merceologiche per l’effettiva entrata in vigore della proposta di restrizione europea.

M. A. Melissari

5 marzo 2021

Lo stato dell’arte

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