Il melograno: autunnale, superfood e antispreco

Tipico del periodo autunnale, il melograno è anche un campione di economia circolare: frutto, semi, buccia, arilli, non si butta via niente

Il frutto del melograno arriva a maturazione in ottobre e oltre ad essere salutare (per le sue molteplici proprietà benefiche, viene spesso definito “Super Food”), con i suoi scarti recuperati e processati contribuisce alla preparazione di un cospicuo numero di prodotti di alto valore commerciale.
Il nome “melograno” deriva dal latino malum (“mela”) e granatum (“con semi”). La forma del melograno ricorda in effetti quella di una mela che però all’interno contiene numerosi chicchi (gli arilli) dal gusto leggermente acidulo e ricchi di acqua (per oltre l’80%) e di tannini, che costituiscono la parte edibile del frutto e contengono importanti componenti come l’acido punicico, un importante omega 3 ad azione antiinfiammatoria.

Poche calorie (70 per 100 grammi) e tanti benefici, dovuti alla presenza di molte vitamine (una sola melograna contiene quasi il 20% dell’intero fabbisogno giornaliero di Vitamina C di un uomo adulto), di potassio e minerali come calcio, ferro, magnesio e fosforo, sostanze utili a contrastare l’invecchiamento cellulare ed i processi degenerativi-cronici sia a livello fisiologico che dermatologico, provocati dall’azione dannosa dei radicali liberi. Queste proprietà protettive, dimostrate dalla moderna ricerca scientifica, sono attribuite alla componente fenolica, che favorisce il rafforzamento della barriera della mucosa gastrica e la corretta funzionalità del sistema cardiocircolatorio.
Originario della Persia, il melograno fu importato dai Romani in Italia al tempo delle guerre puniche; da qui il nome botanico Punica Granatum. Anticamente la corteccia era utilizzata per le proprietà astringenti e disinfettanti (è forse il più efficace vermifugo che esista in natura) toniche ed antiemorragiche.
Oggi invece usiamo il succo di melograno, ottenuto dalla spremitura meccanica dei chicchi contenuti nel frutto, che è una miniera di vitamine A, complesso B, vit. C e di tannini e fenoli dalle proprietà antiossidanti, astringenti, toniche e rinfrescanti, per proteggere il cuore e vasi sanguigni contro l’insorgenza dell’arteriosclerosi e mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue. Inoltre contiene l’acido ellagico, l’acido gallico, principi attivi che vantano proprietà antinfiammatorie, antiallergiche, vasoprotettrici e gastroprotettive. In aggiunta, allevia anche i sintomi legati alla menopausa perché, grazie al suo contenuto in fitoestrogeni, riequilibra il sistema ormonale.

Il recupero degli scarti ha segnato un cospicuo incremento negli ultimi anni, poiché i prodotti ottenuti dai processi secondari acquistano un alto valore commerciale. Il recupero post spremitura, ad esempio, rappresenta la base di partenza per un cospicuo numero di prodotti realizzabili. Dall’infusione in acqua degli arilli si possono ottenere acque ricche di minerali al gusto di melograno, tramite processi di essiccazione invece si può recuperare l’acqua contenuta negli scarti per la formazione di acque funzionali. Nel ramo dell’eco-cosmesi i semi posso essere essiccati e, tramite processo di(esocarpo)spremitura a freddo, si può ottenere un olio ricco disostanze nutraceutiche, tra cui vi è un’alta titolazione in acido ellagico, un potente antiossidante con funzioni lenitive, antinfiammatorie e rigeneranti, derivato dall’idrolisi dei tannini presenti in quantità.
Nel campo della nutraceutica merita molta attenzione la farina di semi essiccati e successivamente triturati, ma anche la polvere di melograno ottenuta dalla triturazione finissima del frutto intero oppure dallo scarto post spremitura. Questa polvere è un concentrato di antiossidanti tra cui la vitamina C. Le bucce (esocarpo) e le membrane interne, inoltre, possono essere vendute come prodotti semilavorati per la produzione di fermentati o possono essereutilizzati per l’estrazione di tannini.
Recenti sperimentazioni hanno dimostrato come dai sottoprodotti della lavorazione dei frutti sia possibile estrarre molecole bioattive , aventi azione biocida, in grado di contrastare lo sviluppo di malattie fungine su specie vegetali di interesse agricolo. Tuttequeste applicazioni rientrano in una visione aziendale che mira ad avviare ed implementare processi di lavorazione che siano basati su modelli di bio-economia circolare.


Come mangiare il melograno
Il miglior modo per preservare tutte le qualità di questo frutto è senz’altro quello di mangiarlo fresco. A seconda del grado di maturazione e della varietà il sapore può andare dall’aspro al molto dolce. Gli arilli vanno puliti al meglio da tutte le membrane bianche, ricche di tannino e causa di un eventuale gusto amaro.
Sicuramente il modo migliore per godere di tutti i benefici che offre il melograno è di estrarne il succo. In questo modo si ha la possibilità di assumerne quantità maggiori (immaginate la difficoltà di mangiarne tanto chicco per chicco). La dose generalmente consigliata è di 25o ml ogni giorno.
A dispetto di quello che si potrebbe pensare, preparare del succo di melograno non è difficile. Per estrarne il succo di questo frutto basta infatti utilizzare un comune spremiagrumi, suddividendo il frutto in due parti uguali come si fa con le arance. Per evitare l’ossidazione, si aggiunge un po’ di succo di limone. In alternativa si può usare un frullatore o un mixer da cucina dopo aver tagliato e sgranato la melograna; poi passare il composto ottenuto attraverso un colino e raccogliere il succo in un bicchiere.

Nonostante tutte le qualità benefiche di questo frutto, come per altri alimenti, è bene ricordare, prima di mangiarne in grandi quantità, che alcuni individui possono essere allergici ad alcuni dei numerosi principi attivi contenuti.

M. A. Melissari

7 ottobre 2021

Alimentazione consapevole – Stop allo spreco

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