L’Onu dichiara il 2022 Anno Internazionale del Vetro: un riconoscimento importante per un materiale antico ma che sa interpretare tutte le sfide della modernità, da quelle ambientali a quelle tecnologiche

La risoluzione delle Nazioni Unite (A/RES/75/279) scrive che “il 2022 sottolinea il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus”.
>>>> La sostenibilità del vetro, riutilizzabile e riciclabile all’infinito, è dimostrata dai dati: nel 2020 l’anno della pandemia, il riciclo del vetro in Italia ha raggiunto il 79% (era il 77% l’anno precedente), ben al di sopra del target europeo del 75% fissato per il 2030. L’impegno dell’industria è arrivare al 90% agendo su raccolta, trattamento e riciclo. <<<<
Il vetro fa parte delle nostre vite da sempre e facilmente ne diamo per scontata l’importanza. Lo usiamo per tante cose diverse, viene utilizzato nelle lavorazioni artigianali, in architettura, così come per la conservazione di alimenti di alta qualità. Ma, per esempio, ogni bottiglia di vetro che apriamo si colloca all’interno di una tradizione che risale a millenni fa. Il vetro è uno dei materiali più antichi conosciuti che ha accompagnato l’uomo fin dai primordi ed è strettamente legato alla storia e alle tecniche di coltura delle diverse civiltà. Ogni bottiglia di vetro rispecchia una decisione per il nostro futuro, dato che il vetro tutela l’ambiente e preserva le nostre risorse naturali. Perciò questa è la sua storia nel corso dei secoli.
Il vetro si trova in natura: in principio è una palla incandescente di acqua e sabbia. Si forma quando la sabbia di quarzo si scioglie in seguito a un forte innalzamento della temperatura e la massa fusa si raffredda successivamente. Un «fluido solidificato», questo è il vetro. Temperature così elevate sono provocate dai fulmini, ma anche dalle eruzioni vulcaniche o dall’impatto di un meteorite. E’ in questo modo che si sono sviluppate le masse vetrose di minerali quali la folgorite, l’ossidiana e la tettite. Già nell’era neolitica, attorno al 7000 a.C., il vetro veniva utilizzato dall’uomo come utensile. Già allora si riconoscevano e apprezzavano le eccellenti proprietà di questi minerali vetrosi presenti in natura. Ad esempio, grazie ai suoi bordi affilati l’ossidiana si prestava ad essere utilizzata come cuneo o raschietto. Il successivo lavoro – e il fiato – di artigiani vetrai lo ha trasformato poi in molti oggetti di uso quotidiano: finestre e bicchieri, lampadine e soprammobili, ma anche sculture e opere d’arte.
La leggenda racconta che nel terzo millenno Avanti Cristo alcuni mercanti fenici, sbarcati sulle rive del fiume Belo in Siria, accesero un fuoco e usarono dei blocchi di salnitro per appoggiare le loro pentole. Così facendo ottennero casualmente un nuovo materiale trasparente e luccicante, il vetro, e ne inventarono la tecnica di produzione.
Attorno al 1.500 a.C., gli egizi cominciarono a produrre i primi recipienti cavi in vetro da utilizzare come flaconi per unguenti ed oli. Il più antico oggetto in vetro oggi noto fa parte della collezione di arte egizia del Museo di Monaco di Baviera: si tratta di una fine coppa di vetro celeste.
E’ stata ritrovata nella biblioteca del re assiro Assurbanipal la prima ricetta del 658 a.C. per la produzione del vetro a noi nota e tramandata alla storia: «Si prendano 60 parti di sabbia, 180 parti di polvere di alghe essiccate e cinque parti di gesso». Questa ricetta è ancora valida dopo 2.500 anni. Mescolando sabbia di quarzo, potassa e calce si ottiene infatti il vetro, una materia prima naturale, impermeabile, plasmabile e resistente.
Circa nell’anno 100 a.C., una vetreria della costa siriana fu teatro di una rivoluzione tecnica: un artigiano vetraio di cui non si conosce il nome inventò la canna di soffiatura. Quest’ultima è un tubo di lunghezza fra 1,20 e 1,60 metri con un bocchino su una delle estremità; l’altra estremità viene utilizzata dal soffiatore di vetro per attingere, trattenere, far ruotare, marmorizzare e dare omogeneità alla bolla di vetro incandescente, soffiandovi dentro l’aria. Grazie alla canna di soffiatura i mastri vetrai potevano ora produrre anche oggetti in vetro di spessore ridotto e dalle forme più disparate. Cento anni dopo, presso i Romani, venivano già utilizzati lussuosi bicchieri di vetro impreziositi da complesse decorazioni.
A partire dal XI secolo, Venezia diventò il centro dell’arte vetraria nel mondo occidentale. E’ soprattutto nella produzione e lavorazione del cristallo puro per le bottiglie che i mastri vetrai, i cosiddetti «phioleri di Murano», raggiunsero un livello di maestria ineguagliato e perfezionarono lo stile di quella che sarebbe poi diventata la raffinata arte rinascimentale nella tradizione vetraria veneziana.
Già gli egizi riuscivano a realizzare le vetrate, seppur lo facessero sporadicamente, ma è con il metodo detto “della corona” (Mondglas) che nel XII secolo la luce penetrò finalmente nei palazzi e nelle cattedrali gotiche dell’epoca. Tale metodo prevedeva che i soffiatori lavorassero le bolle di vetro finché non assumevano l’aspetto di corone e quindi di dischi piatti, che venivano poi uniti fra loro con il piombo così da formare superfici di grandi dimensioni.
Nel 1688 i mastri vetrai della città francese di Saint Gobain versavano il vetro di prima colata su un tavolo e lavoravano la massa vetrosa con un rullo fino ad ottenere uno spessore omogeneo. Il processo era ideale per la realizzazione degli specchi che andavano a decorare i palazzi in stile rococò della nobiltà del tempo.
Nel 1867, Friedrich Siemens introdusse un’innovazione tecnica che accelerò l’industrializzazione della produzione del vetro: il forno continuo a bacino. Ancor oggi i forni a bacino sono costituiti dalla vasca di fusione e di lavorazione e funzionano giorno e notte senza interruzione. Questa fu una tappa importantissima per la produzione automatizzata di contenitori in vetro.
Avvicinandoci ai giorni nostri, nel 1903 l’americano Michael J. Owens inventò la macchina automatica per la soffiatura delle bottiglie, dando prova di una eccezionale capacità ingegneristica. La soffiatrice si basa sul metodo di aspirazione, che prevede che la massa vetrosa venga aspirata nello stampo metallico e tagliata automaticamente. Con questa meraviglia della tecnica si riuscivano a produrre 2.500 bottiglie all’ora.
Pri nel 1925, gli ingegneri Ingle e Smith registrarono il brevetto della macchina IS. Questa macchina produce vetro cavo utilizzando il metodo soffio-soffio, una tecnica di produzione che viene utilizzata anche ai giorni nostri. La goccia viene dapprima soffiata in una preforma metallica, la goccia pre-formata viene poi trasferita in un secondo stampo dove viene soffiata fino ad assumere la forma definitiva.
Infine nella seconda metà del XX secolo, in particolare grazie all’introduzione di macchine a controllo elettronico, vengono incrementati i volumi di produzione degli articoli in vetro, mentre nuovi processi per la fabbricazione di vetro leggero riducono l’impatto ambientale delle lavorazioni così come il consumo delle fonti energetiche.
Oggi più che mai il vetro è parte integrante del contesto in cui viviamo. Viene utilizzato nell’ambito della ricerca, della tecnologia di comunicazione, in architettura e nei pannelli solari. Il vetro è il materiale ideale per contenere alimenti, bevande e cosmetici.
di M. A. Melissari
6 marzo 2022
Fonti: Vetropack e Assovetro
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