Quercus pubescens, Roverella. Forte, nodosa, longeva. In italia ne esistono esemplari di 900 anni con 9 metri di circonferenza.

La quercia é l’albero leggendario per eccellenza, forse più del frassino. Sviluppa sottoterra radici per volumi simili alla chioma esterna, che può essere veramente enorme. Quando gli antichi Romani giunsero in germania restarono terrorizzati dall’imponenza delle foreste che incontrarono, di cui Plinio il vecchio disse che sembravano “originate insieme col mondo”, antiche come la terra stessa.
Le loro foglie poi, seccano, ma restano attaccate ai rami per tutto l’inverno, per impedire al diavolo di dominare sui boschi rimasti spogli.
Le querce cominciano a produrre le ghiande molto tardi, anche dopo i 50 anni d’età, e nessuna di esse germinerà mai, a meno di non uscire dall’ombra della chioma del genitore. In realtà non è proprio vero perché le ghiande hanno tendenza sciafila, cioè amano l’ombra ma resta vero che difficilmente una quercia cresce a ridosso del genitore.
Era considerata pianta afrodisiaca e le ghiande in greco si chiamano “Balanos” e in latino “Glandis”e costituivano il principale nutrimento per i maiali e in carestia l’uomo ci faceva il pane ( contengono il 6% di proteine e il 70% di amido).
Le streghe ci facevano i sabba, la Madonna compariva un po’ ovunque attorno a questi alberi, generando il culto della “Madonna delle querce”.
La corteccia, soprattutto dei rami giovani, contiene tannini e acido gallico e possiede proprietà antisettiche, astringenti e febbrifughe; per combattere la diarrea, l’ipersudorazione e le infiammazioni della gola e delle mucose esterne.
Nell’antichità, le sue proprietà febbrifughe erano così famose che nell’Europa Centrale, ci si curava dal freddo camminando intorno ad una Quercia dicendo “Buonasera a te buon vecchio, ti ho portato un po’ di caldo e un po’ di freddo” e in Inghilterra si riteneva di poter passare il proprio malanno alle Querce, solo toccandole.
Anche le foglie, posseggono le stesse proprietà, ma con concentrazioni inferiori dei principi attivi.
Le Galle di Roverella
I fabbri medievali avevano una ricetta segreta per la brunitura delle lame che prevedeva l’uso di ghiande e cortecce di quercia e galle. Le galle sono un capitolo a parte:
Le querce sono soggette all’attacco di fitofagi e parassiti (insetti, batteri, funghi e virus) e reagiscono allo stress producendo delle escrescenze. È la pianta stessa a produrle sotto lo stimolo di sostanze introdotte dall’aggressore. I tessuti possono modificarsi al punto da produrre essudati appiccicosi oppure diventare duri o allungati.
Le galle sono così importanti da essersi meritate un campo di ricerca specifico, la cecidologia che studia la chimica delle galle (basti pensare che il nome dell’acido Gallico si origina proprio da qui) e l’interazione tra galla e parassita che è molto specifica.

Nelle foto sono riprodotte 2 galle diverse prodotte da 2 specie di Andricus, piccoli imenotteri le cui larve iniettano nei tessuti della pianta sostanze in grado di indurre una proliferazione cellulare specifica e controllata.
Massimo Luciani – Etnobotanica
9 agosto 2022
Storie di alberi e piante
Altre Curiosità
La roverella è la specie di quercia più diffusa in Italia, tanto che in molte località è chiamata semplicemente quercia e si trova principalmente nelle località più assolate, nei versanti esposti a sud ad un’altitudine compresa tra il livello del mare e i 1000 m s.l.m. Forma boschi puri o misti, d’alto fusto o cedui. Nell’Appennino umbro-marchigiano e in Toscana i querceti misti di roverella sono fonte del pregiato tartufo bianco (Tuber magnatum).
Appartiene alla famiglia delle Fagaceae ed è un albero a crescita lenta. Resistente all’aridità, è capace di adattarsi anche a climi relativamente freddi. Le doti di rusticità e plasticità di questa pianta, grazie soprattutto all’enorme vitalità della ceppaia, hanno permesso alla roverella, attraverso i secoli, di resistere agli interventi distruttivi dell’uomo.
Le galle di quercia sono usate nella preparazione delle fibre naturali alla tintura . Solitamente vengono ridotte in polvere per la preparazione dei bagni che servono al procedimento di tintura. È un prodotto piuttosto costoso e, per questo, tessuti e filati tinti naturalmente sono un po’ più cari. La sua longevità è famosa: a Capannori, in località Gragnano si trova la Quercia delle Streghe, una roverella datata approssimativamente 600 anni; a Tricarico, in provincia di Matera, in località Grottone, vegeta una roverella dell’età stimata di 612 anni; di 750 anni è l’età stimata per la Quercia di Donato, vegetante a Scurcola Marsicana in località Convento dei Cappuccini. Un altro esemplare era la Quercia di Santajusta alla Melara, situata nell’agro di Lucera. La roverella aveva un’età stimata di 900 anni, ma purtroppo, il 16 dicembre 2011, dopo un periodo di deperimento a causa di parassiti e malattie e anche all’incuria umana, la quercia è stata abbattuta da fortissime raffiche di vento.