Si dice che i più grandi geni fossero dei veri e propri monumenti al disordine, ma secondo gli scienziati il disordine sovraccarica la mente e la affatica

La scrivania di Einstein o di Mark Twain? Oggetti ovunque, fogli piegati, cartacce….perfino residui di colazioni. C’è chi vive circondato da un guazzabuglio di carte, libri, attrezzi e soprammobili e chi invece lavora sereno solo su una scrivania sgombra e in stanze minimali. Tuttavia, essere disordinati non significa essere dei geni e assaporare un senso di libertà dalle convenzioni e dalle regole. Così come essere troppo ordinati non ci rende delle persone migliori.
Ma quanto può influenzare questo le prestazioni del cervello? Il disordine in casa o in ufficio può essere “creativo” o al contrario confonde le idee?
Elizabeth Sander, psicologa della Bond University in Australia, ha dimostrato che l’ordine, la bellezza e l’assenza di caos dell’ambiente in cui si lavora è correlato a risposte cognitive ed emotive migliori: «La disorganizzazione non piace al cervello perché drena le sue risorse e riduce la capacità di concentrazione: pile di fogli, tazze sporche, oggetti buttati alla rinfusa sulla scrivania distraggono la mente, creano una specie di sovraccarico di informazioni visive che compromette anche la memoria di lavoro».
Una conferma viene dai ricercatori del Princeton Neuroscience Institute, New Jersey (una delle più prestigiose università degli Stati Uniti e del mondo, membro della Ivy League): indagando l’attività cerebrale di alcuni volontari in ambienti domestici e lavorativi più o meno confusionari, hanno verificato che la produttività e la chiarezza di pensiero ne risentono e che fare ordine regala una miglior capacità di attenzione e di elaborazione delle informazioni, con un beneficio netto sulla resa cognitiva.
Un ambiente disorganizzato e caotico porta anche a rimandare di più le incombenze: chi ha una scrivania sommersa di carte e faldoni buttati là senza un criterio preciso tende a procrastinare più di chi lavora fra fascicoli impilati per priorità. Joseph Ferrari, docente di psicologia alla DePaul University di Chicago ha dimostrato come chi è più disordinato tenda a rinviare gli impegni in ufficio, finendo però per essere anche più insoddisfatto delle proprie performance lavorative.
L’effetto negativo sul cervello della disorganizzazione degli ambienti sembra dipendere dallo stress indotto dal caos: una stanza confusa e disordinata può mettere inconsciamente in allarme. Aumenta infatti il livello dell’ormone dello stress, il cortisolo, con un effetto ancora più evidente nel sesso femminile che forse dipende dal retaggio culturale delle società più tradizionaliste che ha reso responsabili le donne dell’igiene e dell’ordine domestico e quando non riescono a governare il caos, provano maggior disagio. Di fatto, preoccuparsi troppo del disordine ci ruba energia che si potrebbe dedicare alle cose più importanti e rende le persone più critiche nei loro giudizi, esigenti, depresse e nevrotiche. Di conseguenza, e come se non bastasse, secondo altre ricerche il caos da il suo contributo a disturbare anche le relazioni personali, finendo per provocare pure più litigi e discussioni.
Feng Shui e pratiche simili rivelano che il disordine ha diversi significati che spaziano da un profondo timore nel relazionarsi con le persone (il disordine o l’accumulo di oggetti in luoghi vicini all’entrata di casa), a condizioni d’ansia, frustrazione e necessità di controllo su cose e situazioni (il disordine o l’accumulo di oggetti sulla scrivania o sul posto di lavoro), fino a situazioni di ira repressa, apatia e disinteresse verso la vita quando Il disordine o l’accumulo di oggetti si verifica in tutta la casa.
Altre ricerche hanno evidenziato che, oltre che all’influenza sull’attività cognitiva, il disordine circostante genera altre conseguenze: per esempio dormire in stanze disordinate facilita la comparsa di disturbi del sonno, rendendo più difficile addormentarsi o favorendo brutti sogni e vivere in una casa caotica fa ingrassare perché si tende a sbocconcellare di più durante la giornata.
In linea generale dunque se il luogo in cui si abita, si lavora o si trascorre la maggior parte del tempo è in disordine, si può definire come il sintomo di un disordine nel proprio mondo interiore. Avere tantissimi oggetti, significa avere troppe idee e progetti incompiuti. Il disordine lancia un messaggio di confusione interna, di mancanza di organizzazione e di definizioni.
Insomma, come in tante cose, tra il disordine come forma di libertà e creatività e l’ordine compulsivo, la soluzione sta in un equilibrio dinamico che permetta di vivere in uno spazio gradevole e facile da gestire, senza perdere tempo a cercare cose che spariscono nel disordine e che finiamo col dimenticare di avere, né deprimerci solo guardando le condizioni della nostra casa o del posto di lavoro.
Dal punto di vista operativo, il primo passo è cominciare a riordinare la mente definendo alcune piccole regole di base. Una delle prime cause alla base del disordine è il fatto di non aver classificato bene gli oggetti e, proprio per questo, tante cose non hanno un posto definito dove stare. È importante analizzare quali sono i tipi di oggetti che ci sono in casa o in ufficio, organizzarli in categorie o gruppi e stabilire il posto di ogni gruppo: gli elementi della scrivania, per esempio, devono avere il loro posto, così come i farmaci, i fogli, i libri, i quaderni, gli ombrelli, etc. È possibile trovarsi a definire due o tre posti per conservare la stessa categoria di oggetti se sono tanti.
Il passo successivo è lavorare sul pensiero per fare spazio alle cose nuove. Finché conserviamo oggetti che non ci servono più o teniamo le cose per il semplice fatto di tenerle e non volercene separare come succede agli accumulatori seriali, sarà impossibile evitare l’eccesso di disordine. È necessario disfarsi di tutto ciò che non serve più. Quello che non abbiamo usato nell’ultimo anno può essere riciclato, donato, scambiato, al limite finire in soffitta (possibilmente organizzata!), e in ultima analisi finire nella spazzatura (possibilmente differenziata!). Così ci si può liberare degli oggetti che impediscono alle cose nuove di entrare a far parte della nostra vita.
M. A. Melissari
28 aprile 2023
Benessere